PONTEDERA. Un patteggiamento, una richiesta di rito abbreviato e undici rinvii a giudizio.
Quella che per l’accusa era una banda a composizione variabile finisce ora sotto processo con uno dei protagonisti che esce dalla vicenda patteggiando due anni e mezzo con la condizionale.
Si tratta di Blerim Mena, albanese, 24 anni, residente a Castelfranco di Sotto. All’epoca dei fatti aveva meno di 21 anni e quindi ha potuto ottenere la sospensione della pena anche per i 30 mesi concordati con la Procura e ritenuti congrui dal gup Giulio Cesare Cipolletta.
Ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato Gardijan Krasnikj, 24 anni, macedone, residente a Collesalvetti. Per uno degli imputati è stato accertato che nel periodo in contestazione non aveva ancora 18 anni e, quindi, la sua posizione è passata al Tribunale per i Minorenni.
Ecco chi è stato rinviato a giudizio accogliendo le richieste del pm Giovanni Porpora: Antonella Macaluso, 50 anni, di Castelfranco di Sotto, detta la “zia”, quella che per Procura e caraginieri teneva le fila dei gruppi interni al giro; Aglentin Mena, albanese, 26 anni, domiciliato a Venezia, già residente a Pisa; Besmir Kasmi, 34 anni, albanese, domiciliato a Migliarino Pisano; Naser Dubovic, 40 anni, kosovaro, residente a Pisa; Ramiz Dubovici, 43 anni, kosovaro, residente a Pisa; Angelo Seljimi, 22 anni, domiciliato a Pisa; Samuele Beljuli, di Firenze, 22 anni; Shkelzen Cala, 45 anni, albanese, domiciliato a Viareggio, già residente a Vecchiano; Adem Gjoka, albanese, 24 anni, irreperibile; Massimo Vispo, 22 anni, di Santa Maria a Monte, accusato di spaccio, estraneo ai furti; Elvira Dubovic, 22 anni, di Pisa.
Gli imputati devono rispondere di una serie di reati che vanno dai furti di preziosi e orologi alle rapine (due episodi), alla ricettazione e all’uso illegale di carta di credito e di armi da sparo. Uno degli imputati è accusato di cessione di sostanze stupefacenti. Gli episodi coprono un arco temporale che va dall’ottobre 2016 al maggio 2017. Un’indagine lunga quella dei carabinieri del nucleo investigativo con intercettazioni ambientali e telefoniche che, dopo vari ping-pong tra gip, Riesame e Cassazione, ora arriva al processo.
Per gli inquirenti i gruppi che commettevano i furti variavano nella loro adesione occasionale al colpo e non c’era una responsabilità piramidale da cui partivano ordini o venivano definite strategie con assegnazione di ruoli. Il nucleo centrale delle intese dei gruppi finito nelle carte è il frutto di un accordo tra la componente albanese e quella rom di Coltano.
La statistica messa in insieme dai carabinieri offre un’antologia di 23 tra furti e rapine, in provincia, ma anche fuori. Nell’aprile 2017 una coppia di San Giuliano venne minacciata con una pistola per aprire la cassaforte. Nello stesso mese il titolare del Bar Lido a Castelfranco di Sotto fu picchiato per strappargli l’incasso.