CARPI. La proprietà di Manifattura Riese, nota per il marchio Navigare, interviene dopo gli ultimi tavoli di confronto. "Alla luce delle notizie divulgate via stampa, diffuse dalle OO.SS. coinvolte nella vicenda, si ritiene opportuno, unicamente per motivi di rispetto verso tutti gli stakeholders coinvolti, far sentire anche la voce dell’impresa e dei suoi Organi societari, falsamente bistrattati da una dialettica sindacale che appare distante anni luce dalla cruda realtà in cui trovansi oggi gli operatori economici nazionali in generale, e tessili in particolare - si legge nella nota divulgata dall'azienda - Come ormai ampiamente noto il 29 aprile u.s., alla luce dei deludenti risultati aziendali dell’ultimo triennio, fortemente incisi dalla generale crisi che ha colpito il settore manufatturiero tessile - ed in particolare nell’ultimo anno solare, caratterizzato dal dramma sociale generato dalla pandemia da Covid-19 - è stata deliberata la cessazione dell’attività produttiva della Manifattura Riese ponendo in liquidazione la storica impresa operante sin dal 1967 nell'ambito della produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento ed accessori con il noto marchio Navigare. La progressiva erosione del valore dell’impresa ha, dunque, indotto a ricercare un imprenditore che fosse interessato a dare continuità di mercato. L’unico concreto interesse è stato manifestato da una realtà imprenditoriale, di matrice estera, che – valutato quali fossero le azioni più opportune da intraprendere per la tutela e miglior gestione possibile degli assets aziendali – ha deliberato la messa in liquidazione dell’impresa".
"Pertanto, in tal ambito, è stato nominato liquidatore unico il dott. Maurizio Corvaja, noto professionista bolognese, con ultratrentennale esperienza come liquidatore, in sede sia giudiziale sia stragiudiziale, che ha assunto l’incarico dal 10 maggio u.s. con il compito di dare esecuzione al progetto liquidatorio dell’impresa - prosegue la nota - Il neo-nominato liquidatore, nell’ambito delle interlocuzioni incorse al Tavolo per la salvaguardia del livello occupazionale organizzato dalla Regione E.R. su richiesta delle OO.SS., aveva ampiamente illustrato alle Parti sociali le ragioni che hanno indotto l’impresa a dover, ineludibilmente, seguire un percorso liquidatorio. Infatti, nel corso della sua ultra cinquantennale presenza sul mercato, pur avendo consolidato una posizione nel settore di riferimento (arrivando ad attivare diversi punti di vendita al dettaglio distribuiti nel territorio nazionale), negli ultimi tre anni l’impresa aveva visto compromettere - sia per la generale crisi del settore dell’abbigliamento insorta già prima dell’era Covid sia per una irreversibile, significativa, riduzione dei margini di guadagno del settore - il proprio equilibrio finanziario, comportando ciò una progressiva crescita dell’indebitamento, tale da non consentire più di adottare, dopo anni di drastiche cure dimagranti in termini di livelli occupazionali e di costi gestionali, adeguate contromisure in grado di ricondurre la situazione in uno stato di fisiologica normalità. Sicché, onde evitare il rischio di un ingiustificabile default giudiziale, capace di generare ancora più gravi conseguenze nel territorio e nel contesto socio-economico dove l’impresa operava, non intravedendo altra indolore via d’uscita, con decisione assolutamente condivisibile sul piano di una sana ed attenta gestione economica-giuridica dell’impresa, l’imprenditore di riferimento ha diligentemente deciso di cessare l’attività produttiva, in tal modo evitando che i perduranti deficit economici potessero impedire una corretta liquidazione dell’attività. Ciò dovrebbe consentire - si confida - di massimizzare il residuo valore economico realizzabile dalle dismissioni degli intangibili, altrimenti a rischio di ulteriore svilimento conseguente alla perdita di quote di mercato. L'obiettivo della Società è quello di procedere speditamente nel processo liquidatorio, nel rigoroso rispetto delle regole legali applicabili nella fattispecie, nel supremo interesse di tutti gli stakeholders, ed in particolare dei dipendenti che negli anni hanno collaborato con la medesima. Da ultimo, per ineludibile necessità di ristabilire l’unica verità sugli accadimenti aziendali di recente incorsi, corre l'obbligo per il liquidatore di smentire quanto falsamente rappresentato dalle OO.SS. convenute al citato Tavolo di confronto istituzionale, ricordando che egli non aveva assunto alcun impegno né a titolo personale - stante l’impossibilità legale di farlo, avendo ricevuto uno specifico mandato a procedere con la chiusura dell’azienda - né tantomeno per conto dei soci. Pertanto, alcun comportamento scorretto è stato tenuto dall’impresa e dai relativi Organi societari, avendo costoro mantenuto una linea di comportamento fattuale assolutamente rispettosa sia delle cose dette sia, soprattutto, delle regole legali applicabili in simili casi".