Riemergono da archivi privati immagini scattate dalla professionista in città nei primi anni del Novecento: i malati psichici, ma anche altri momenti di vita ed economia
TRIESTE. Trieste ha avuto la sua prima mezz’ora di notorietà quando una ventina di anni fa era emerso dall’oblio il servizio fotografico realizzato nel 1909 sul nuovo innovativo “frenocomio” costruito a San Giovanni su progetto dell’architetto Ludovido Braidotti. Un secondo momento di attenzione le è stato riservato quanto è stato chiarito definitivamente che le immagini dei padiglioni sparsi per il colle di San Cilino e dei loro infelici ospiti erano state scattate da una donna che per decenni aveva mimetizzato il proprio nome di battesimo dietro a una semplice “M”. Per quasi un secolo si era creduto che quel lavoro fosse stato firmato da un uomo.
Ora Marianne Strobl, la professionista viennese protagonista di questa storia di fotografia e riscatto femminile, ritorna alla ribalta per una serie di servizi realizzati a Trieste all’inizio del Novecento. Aveva puntato il suo obiettivo sulla prima nave da crociera del Lloyd austriaco, la celebre “Thalia” e da questo negativo su lastra era stata realizzata anche una cartolina pubblicitaria.
Ma non basta. Dall’archivio di un collezionista scomparso poco più di un anno fa, Giorgio Spazzapan (raccolta ora di proprietà di un collezionista triestino), sono emerse anche altre immagini firmate M.Strobl che mostrano il territorio posto alla foce del Rio Ospo, un’area segnata da canali e acquitrini.
Queste immagini ritornate in superficie dimostrano che la presenza di Marianne Strobl a Trieste non è stata solo legata al reportage sul nuovo “frenocomio” di San Giovanni costruito dal Comune (le immagini della struttura vennero infatti all’epoca acquistate dal Comune per 500 corone) ma hanno coinvolto anche altri settori.
È nota una sua fotografia della Fabbrica Macchine di sant’Andrea e un’altra ancora del castello di Duino. Ecco perché su questa protagonista della storia dell’immagine vanno approfondite le ricerche anche in Italia. In Austria lo stanno facendo da una decina d’anni e sull’attività della signora Strobl l’Albertina di Vienna con la collegata “Fotohof edition”, in collaborazione con l’Istituto Bonartes, ha dato alle stampe una monografia in lingua tedesca dedicata alla sua attività. Ha per titolo “Marianne Strobl - Industrie Photograph 1894 -1914”. Ne è autrice Ulrike Matzer che svela molte notizie sulla vita e sull’attività svolta dalla protagonista di questa storia.
«Marianne Strobl - si legge nel volume - deve le sue conoscenze fotografiche ai circoli di dilettanti: è facile da ipotizzare che alla fine dell’Ottocento le donne fossero escluse da un’istruzione professionale istituzionalizzata. In più suo marito Josef dal 1890 era iscritto alla società dei fotografi dilettanti viennesi fondata nel 1887 e conosciuta come “Camera Club”: questa associazione si impose anche a livello internazionale per la continua sperimentazione di forme sempre più libere di espressione. I soci erano uomini più che benestanti, appartenevano all’alta borghesia imprenditoriale e alla nobiltà. Per questo il club spesso veniva indicato come il “club dei milionari».
«Questi ricchi appassionati di fotografia avevano i mezzi per procurarsi le migliori attrezzature - obiettivi, fotocamere, lastre, prodotti chimici e carte sensibili - con cui realizzavano le immagini con lo stesso spirito con cui avrebbero praticato uno sport», scrive ancora Ulrike Matzer nella sua ricerca, che coglie con grande sagacia l’esasperato clima competitivo ancora oggi presente nei “concorsi” organizzati in molti circoli fotografici.
Il nome di Marianne Strobl, al contrario di quello del marito Josef, non compare mai nelle liste dei soci del Camera Club. Ma le mogli erano comunemente autorizzate a frequentare le lussuose sale del circolo in cui, oltre alla camera oscura e alla sala di posa, trovavano e leggevano riviste internazionali, libri, pubblicazioni tecniche. Nelle stesse sale il dibattito sulla fotografia era costante anche a livello artistico-compositivo. Era a disposizione dei soci anche una nutrita collezione storica di fotografie.
In questo ambiente e in questo clima culturale si sono formate e affinate le capacità tecniche e compositive di Marianne Strobl: chiese la licenza di fotografo l’11 gennaio 1884 e dopo averla ottenuta riuscì a inserirsi nel mercato dell’immagine, trovando un suo spazio nella fotografia industriale e nella documentazione dei lavori di costruzione di grandi opere pubbliche e infrastrutture dell’impero asburgico. Lei accoglieva i clienti nei pressi del Prater, nel suo studio posto in Kalmgasse 3 ed era specializzata nella realizzazione di immagini illuminate dalla luce del “Blitzlicht”, il primo rudimentale “lampo” che utilizzava la polvere di magnesio a cui veniva dato fuoco.
La sua attività continuò fino al 1917, l’anno in cui fu colpita da una grave malattia che la portò in breve alla morte. Il marito Josef che spesso aveva affiancato la moglie come saltuario assistente le sopravvisse fino al 1924.
Era infatti Marianne la titolare e la direttrice dell’impresa oggi ricordata per le immagini dedicate alla costruzione del Donaukanal realizzate tra il 1903 e il 1906; quelle dei lavori della ferrovia del Wochein e del frenocomio di Trieste.
