Francesca Gori
GROSSETO. «Se la Regione vuole davvero darci una mano, riproponga lo sbarramento per i rimborsi al 30 percento anche nel 2021. In quel caso, spetterebbero a tutti, perché quest’anno siamo sempre stati chiusi e ora non abbiamo più risorse, diventa difficile anche riaprire». Il tema toccato da Leonardo Peccianti, quasi al termine dell’incontro con la consigliera regionale del Pd Donatella Spadi, con l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Leonardo Marras e con il parlamentare Luca Sani, è centrale per la sopravvivenza dei ristoratori maremmani che ieri mattina si sono confrontati con i rappresentanti delle istituzioni sulle aperture previste dal Governo per il 26 aprile. Solo per chi ha spazi all’aperto, intanto, requisito questo che penalizza buona parte degli imprenditori maremmani, soprattutto quando si tratta di mettere a tavola fuori le persone la sera a cena.
La discussione di ieri mattina è durata poco più di un’ora: sul tavolo c’erano le proposte di linee guida che le Regioni hanno inviato al Governo per le riaperture. «Proposte che sono valide dal Trentino alla Sicilia - ha specificato l’assessore Marras - e che ovviamente non possono tenere conto di tutte le specificità». Un confine però, il Governo deve darselo e le norme proposte come linee guida vanno in questa direzione. Di certo non c’è nulla: la misurazione della temperatura, la cartellonistica, l’uso della mascherina quando si è in piedi per spostarsi tra i tavoli, le consumazioni da fare soltanto seduti sono ormai regole assodate. Per chi ha solo tavoli all’interno, è stato proposto un distanziamento di due metri tra un tavolo e l’altro se in assenza di plexiglass separatori. Ma sarebbe stato introdotto anche il principio che chi ha un locale o un ristorante, dovrebbe evitare assembramenti all’esterno. «E noi con quale autorità possiamo intervenire sul suolo pubblico - chiede Silvia Sarcoli, titolare di Amorvino al Grilli - Io posso prendere questo tipo di iniziativa negli spazi del mio locale, certo non fuori per strada».
Ovviamente, tutto questo potrà succedere a patto che la regione cambi colore e diventi zona gialla, come previsto dal presidente del Consiglio Draghi durante la conferenza stampa di due giorni fa. I ristoratori riusciranno a saperlo soltanto venerdì prossimo, se il lunedì successivo potranno riaprire. «L’equilibrio - aggiunge Marras - deve essere trovato tra la campagna vaccinale, la diminuzione dei contagi e le riaperture e questi parametri dovranno essere valutati giorno per giorno».
Chiacchiere tante, soluzioni ancora tutte da definire. E i ristoratori protestano. «Autobus e treni sono pieni - dicono - si ragiona di riaprire stadi e palazzetti dello sport con mille e con 500 persone. Qui si deve capire che è necessario salvare imprese, le nostre, dal fallimento e famiglie che rischiano di morire di fame. Se tra una settimana si riapre, non vogliamo stare con il terrore che tutti i venerdì, alla variazione dei parametri, ci facciano richiudere». Ipotesi, questa, che potrebbe essere scongiurata sì, rinviando le aperture. «Ma solo a fronte di aiuti concreti - aggiunge Peccianti - come un sostentamento da 500 euro al mese per fare la spesa e l’azzeramento delle spese dei locali. Altrimenti non riusciamo a restare in piedi». La data del 26 aprile si avvicina con tutte le incertezze che si porta dietro. «Incertezze che non ci sono negli Autogrill - protestano i ristoratori - o negli alberghi dove le sale ristoranti vengono utilizzate senza alcun problema. Noi, invece, siamo stati il capro espiatorio di tutta questa situazione». —
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