UDINE. La neve caduta domenica scorsa, il vento che ha favorito gli accumuli e le temperature rigide che a duemila metri scendono fino a sette gradi sotto lo zero contribuiscono ad aumentare il rischio valanghe. Gabriele Amadori, il responsabile della struttura Valanghe del corpo Forestale regionale, nel descrivere le condizioni meteo registrate negli ultimi giorni in quota, distingue il fenomeno valanghe in tre tipologie di distacco: spontaneo, provocato e a lastroni.
«Si parla di distacco spontaneo quando la neve si trasforma, quando il fiocco di neve per una questione fisica tende a diventare progressivamente tondo perché – spiega Amadori – le molecole migrano verso l’interno. Questo processo avviene velocemente a zero gradi o nelle giornate soleggiate e rallenta in presenza di freddo e vento».
Raggiunta la forma tonda, la capacità di rimanere in equilibrio dei fiocchi di neve diminuisce notevolmente e dai pendii possono partire le valanghe. «In genere – aggiunge l’esperto – il fenomeno è più evidente sotto le rocce da dove la valanga assume una forma a pera». Generalmente i distacchi spontanei non assumono grandi dimensioni, possono avvenire con neve asciutta, favoriti dai fenomeni primaverili.
Il distacco provocato è qualcosa che avviene a seguito di una sollecitazione esterna. Parte da questo concetto Amadori per spiegare che, in questo caso, il fenomeno è legato agli accumuli di neve portata dal vento. Una situazione che dopo la nevicata di domenica scorsa è presente anche sulle montagne friulane. «Gli accumuli di neve formati dal vento non sono ben ancorati al vecchio manto nevoso sottostante e, soprattutto su pendenze molto elevate, il passaggio di una o più persone può provocare il distacco della valanga».
E per chiarire meglio Amadori si sofferma su un dato: «Sciando si parla di forte sovraccarico», un sovraccarico che in curva è determinato «dal peso, superiore al mio peso da fermo, che riesco a imprimere sul manto nevoso». Più o meno analoga la situazione che si viene a creare se una persona procede a piedi: «Sprofondando nella neve fresca sollecita gli strati deboli del manto nevoso potenzialmente più presenti in profondità».
Un’altra tipologia di valanga è quella provocata dai cosiddetti lastroni caratterizzati da distacchi lineari su un’ampia superficie. «Il distacco – chiarisce l’esperto – avviene al di sotto del lastrone, cede lo strato basale, viene a mancare l’ancoraggio per la porzione di neve che si trova sopra e inizia a muoversi il lastrone. Si crea l’effetto domino e il distacco può assumere dimensioni consistenti. Amadori aggiunge infine che «la neve caduta domenica scorsa in montagna è rimasta fredda, in presenza di condizioni invernali la neve è farinosa e si sprofonda». In alcuni punti il vento l’ha spazzata via accumulandola nei canaloni dove può raggiungere il metro di altezza. Maggiore è la pendenza, maggiore è il rischio di potenziali distacchi. Nella zona del Monte Forato, dove Amadori l’altro giorno ha fatto un sopralluogo, si misurano cinque metri di neve. —