Sarà «probabilmente» necessaria una terza dose di richiamo del vaccino Pfizer, in autunno o comunque entro il prossimo anno. Tutte le testate e le emittenti americane hanno dato un particolare risalto a quanto delineato dal ceo della Pfizer, Albert Bourla, nelle dichiarazioni alla Cnbc: «Uno scenario probabile è che ci sarà bisogno di una terza dose, più o meno tra 6-12 mesi» dopo la seconda dose. «Da lì, poi, ci sarà una rivaccinazione annuale. Ma tutto deve essere confermato. E, di nuovo, le varianti avranno un ruolo fondamentale», ha detto Bourla. Lo scenario di vaccinazione annuale contro il coronavirus, insomma, si presenterebbe non diversamente da quanto avviene con i vaccini influenzali. «È estremamente importante ridurre il bacino di persone che potrebbero essere esposte al virus», ha aggiunto Bourla. 

Pfizer e BioNTech hanno annunciato questo mese che i dati da test clinici suggeriscono che il loro vaccino offra elevati livelli di protezione per i sei mesi dopo la seconda dose, ed è stata altresì riscontrata l'efficacia contro diverse varianti come quelle recentemente emerse nel Regno Unito, denominata “inglese”, e in Sudafrica. Lo scorso febbraio Pfizer-BioNTech hanno annunciato l'avvio di test per una terza dose del vaccino anti-Covid mirata alla risposta immunitaria alle varianti.

Sul piano scientifico non è generalmente ancora stabilito per quanto tempo l'immunità, sia acquisita in seguito all'infezione naturale sia indotta dai vaccini, possa durare: l'arco di tempo di osservazione è quello presente, a distanza di un anno circa dalla comparsa del Sars-CoV-2 e di pochi mesi dall'inizio delle campagne di vaccinazione con i vari vaccini autorizzati. Alcuni studi hanno dato indicazioni circa una durata protettiva di almeno 8 mesi degli anticorpi nelle persone contagiate dal coronavirus, che poi al momento delle ricerche coincideva grosso modo col tempo massimo osservabile dal primo scoppio dell'epidemia. Nella stessa giornata di giovedì il referente scientifico dell'amministrazione Biden ha riferito ai congressmen che i vaccini attualmente autorizzati negli Usa offrono una elevata protezione al coronavirus, ma che andrà tenuto sotto controllo il livello di efficacia contro le varianti.

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