Basta inserire tre parole in fila in uno qualsiasi dei motori di ricerca del web per comprendere quante volte le imprese italiane siano state osservate, sorvegliate o colpite da sistemi di intelligence attivati da governi o da aziende straniere.
Digitando «aziende italiane spiate», per esempio, si ottengono in 0,51 secondi 296 mila risultati. E chi si occupa di informazioni e sicurezza prevede che il mercato globale dell'era post-Covid sarà un mare ancor più difficile da navigare. Apprendere che i capitani d'industria italiani, poi, più che controllori siano controllati non rassicura. Lo conferma a Panorama Marianna Vintiadis, esperienza globale da vendere nel settore delle informazioni per aziende pubbliche e private, a capo, con Antonio Giuseppe Di Pietro, della neonata 36Brains, società che affianca imprenditori e decision makers nell'interpretare interessi, comportamenti e azioni dei loro potenziali concorrenti. E anche degli alleati.
Marianna Vintiadis, lunga esperienza nella sicurezza delle aziende, è amministratore delegato della neonata società 36Brains.
«Le occasioni di ingaggio da parte di imprese estere che si interessano degli affari dei competitor di casa nostra sono di sicuro in numero più consistente» ammette Vintiadis. «In pochi forse sanno che è possibile correre ai ripari o, addirittura, agire di anticipo».
Non si tratta solo di attacchi informatici usati per accaparrarsi le solite liste di clienti o gli elenchi dei fornitori più convenienti. Per un'impresa è molto più pericoloso se a finire in mano nemica sono le strategie a breve o medio termine, oppure i propri know how. Immaginare cosa si muove anche solo attorno a una semplice gara d'appalto aiuta a comprendere l'importanza di questi meccanismi.
«Sapere preventivamente se il concorrente sta agendo in modo scorretto o illegale può determinare cambiamenti efficaci nelle scelte e un abbattimento nei costi» dice Vintiadis. «Si può correre ai ripari o scegliere di evitare di buttare via tempo e denaro in una progettazione che con molta probabilità si rivelerà inutile».
Allo stesso tempo, conoscere a fondo con chi ci si accompagna in un'avventura commerciale o societaria permette di evitare azzardi dannosi o molto onerosi. Quando ci si muove in un campo minato, l'unico modo per mettersi al sicuro è disinnescare il pericolo. «La complessità di condurre un'impresa al giorno d'oggi è indubbia» spiega l'a.d. di 36Brains. «I mercati varcano i confini nazionali, gli attori sul mercato si moltiplicano e le competenze necessarie sono le più svariate. È difficile muoversi senza un sostegno che supporti le ambizioni delle aziende e che limiti la loro vulnerabilità».
Tra concorrenti purtroppo non esiste fair play. C'è inoltre da tenere in conto che, uscendo dall'Italia, la legislazione sulla raccolta di dati personali e profilazione prevede meno restrizioni. «Nel nostro Paese» sostiene Vintiadis «bisogna muoversi con regole ben precise, avere le giuste licenze e certificazioni, ma all'estero le maglie sono molto più larghe». E il rischio è dietro l'angolo: scandali a fini elettorali come quello di Cambridge Analytica, manipolazione di dati, fake news e via elencando. L'ultimo rapporto Cyber risk index (Cri) di Trend Micro, pubblicato a gennaio, per esempio, lancia un allarme proprio sull'atteggiamento delle aziende del nostro Paese, considerate a rischio elevato di subire un attacco o una violazione e con basse capacità di reazione.
Il rapporto, redatto in collaborazione con il Ponemon Institute, studia i livelli di rischio di cybersecurity nelle aziende di tutto il mondo e mappa lo scenario attuale tramite un indicatore che, calcolando il divario tra le difese dell'azienda e la possibilità di subire un attacco, è in grado di quantificare il rischio di subire gravi danni in una determinata area. A livello globale lo studio ha sottolineato che nell'ultimo anno un quarto delle aziende (il 23 per cento) ha subìto almeno sette cyber attacchi. E quello informatico è solo uno dei pericoli.
Volendo intraprendere investimenti in un settore nuovo o in un Paese poco conosciuto ci si può imbattere in soggetti o gruppi di pressione ostili all'attività che si vuole avviare o anche soltano intolleranti alla presenza di un estraneo. Vintiadis su questo punto taglia corto: «Spetta a noi avere il coraggio di difenderci, giocando in attacco e sfruttando tutti gli strumenti che ci offre la tecnologia».
