Da Mani pulite in poi il sistema della custodia preventiva in carcere ha assunto toni sempre più barbari, tanto che ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti. La triste storia di Sabatino Trotta (nel tondo), dirigente del dipartimento di salute mentale della Asl di Pescara, arrestato mercoledì scorso per corruzione nell'ambito di un'inchiesta su presunti appalti truccati, che a poche ore dalla sua detenzione si è suicidato in carcere, fa riflettere. Aveva 55 anni, tre figli e una vita fino a quel momento esemplare. Vox populi parla di un uomo buono, che spesso prestava gratuitamente la sua attività di medico chirurgo (specialista in psichiatria e abilitato nella psicoterapia), un atteggiamento rigoroso e un comportamento onesto, fondatore della onlus Cosma. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, Fratelli d'Italia, stesso partito del medico che si era candidato alle Regionali 2019, è "shoccato": "Una persona di assoluto valore, etico e civile".
Eppure, il medico è stato trascinato in questa brutta indagine avviata nell'estate 2020 e arrestato, portato in carcere: secondo l'accusa avrebbe beneficiato di viaggi, gioielli e Rolex, al fine di pilotare una gara d'appalto, indetta nel gennaio 2020, per la gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere. Una gara da 11,3 milioni di euro che lo psichiatra avrebbe fatto vincere alla cooperativa "La Rondine" scegliendo lui stesso, in quanto pubblico ufficiale, gli esperti della commissione giudicatrice. Finiti agli arresti anche due dirigenti della cooperativa. Un blitz in piena regola, disposto dal gip Nicola Colantonio, che ha impiegato 70 agenti della Finanza per arrestare tre incensurati.
Trotta alle 16 è stato trasferito nel carcere di Vasto e posto in isolamento (non sottoposto a sorveglianza a vista) per via delle norme anti-Covid. Sottoposto a visita psicologica l'equipe del carcere ha scritto solo che "se avesse proseguito la carcerazione avrebbe avuto bisogno di un colloquio psicologico".
La sera, dopo aver visto il Tg3 regionale e sentito il suo nome accostato ad una accusa così infamante, non ha retto il colpo e verso le 23,30 si è tolto la vita impiccandosi con il laccio della sua tuta alla finestra della cella. Forse una leggerezza commessa dalla polizia penitenziaria che lamenta carenza di organico: "Non era possibile prevedere il gesto terribile, auspichiamo non vengano immaginate responsabilità da parte degli insufficienti poliziotti in servizio".
Anche la direttrice dell'istituto Giuseppina Ruggero cerca giustificazioni: "Da psichiatra ha mostrato una tranquillità terribile e purtroppo ci sono caduta. Ripenso a tutte le parole che mi ha detto e voglio capire dove mi ha ingannata". Trotta alla fine del colloquio avrebbe detto sardonicamente: "Direttrice, mica penserà che io mi voglia suicidare? Io c'ho tre splendidi figli". Dopo cena ha fatto richieste "tranquillizzanti": una bottiglia d'acqua e batterie per il telecomando. Ha lasciato poi un biglietto alla moglie e ai tre figli. La Procura di Vasto ha aperto un fascicolo contro ignoti.
In molti si chiedono come mai non si sia ricorso agli arresti domiciliari per un incensurato che mai ha avuto problemi con la legge. Spesso per i pm non è tanto il pericolo di fuga o l'inquinamento delle prove la ragione per la quale ordinano il carcere preventivo, quanto la volontà di spaventare l'indagato e costringerlo a confessare. A volte anche cose che non sa. Spesso questi arresti si basano su intercettazioni decontestualizzate che possono dare adito a fraintendimenti. In questo caso il contenuto di una delle intercettazioni chiave che hanno portato all'arresto è stato: "Tutto pilotato. È tutto pilotato perché deve essere così". Il legale della famiglia Trotta, Antonio Di Giandomenico commenta: "C'è stato un accanimento prematuro ed eccessivo".