Tradito dall’età diversa da quella prevista. Ora a Monfalcone si chiede la carta d’identità
MONFALCONE Non basta arrotolare la manica della camicia ed esporre il braccio: ora al centro vaccinale Poclen di via Fontanot a Monfalcone chi si presenta per sottoporsi alla profilassi anti Covid-19 è chiamato a esibire anche la carta d’identità. La richiesta del documento, pervenuta ai volontari che lì smistano il “traffico” (in media 9 dosi inoculate ogni 6 minuti) dei destinatari di Pfizer, Moderna e AstraZeneca, pardon Vaxzevria, è «giunta da personale sanitario», come spiega l’assessore all’Assistenza ai cittadini Giuliana Garimberti. Questo perché alcuni giorni fa è accaduto che una persona, un uomo, si sia «presentata al posto di un’altra» per ottenere l’iniezione del vaccino. Ad accorgersene un infermiere, constatando un’età anagrafica macroscopicamente difforme da quella che avrebbe dovuto avere il beneficiario della dose. La richiesta è stata respinta. Quel vaccino, a quella persona, non è stato somministrato.
Garimberti, da quando il centro anziani è stato riconvertito a presidio della profilassi, svolge in via Fontanot attività di volontariato al pre-triage, assieme ad altri cittadini attivi nell’associazionismo. Anche ieri pomeriggio. «Quel giorno – racconta – non mi trovavo al centro. Ma sono stata chiamata al telefono da un dipendente di Asugi che mi ha riferito della nuova richiesta della carta d’identità, alla luce dell’episodio riscontrato in città».
Ma una volta colto in fallo, come ha replicato il cittadino? «Ha detto che l’altra persona, effettivamente destinataria del vaccino, non intendeva sottoporsi alla profilassi per suoi motivi, così lui, presumo un parente, si è presentato in sua vece», replica l’assessore. Ovviamente una condotta non plausibile. «I volontari dei sodalizi – chiarisce Garimberti – non controllano i documenti, ma all’ingresso, dove aiutano, se serve, le persone a compilare i fogli e in ogni caso ne verificano la completezza, chiedono di preparare la carta identificativa. Che poi verrà mostrata all’infermiere». Per il controllo della corrispondenza tra il nominativo in elenco, il nome trascritto sui fogli, quello sulla carta d’identità e la somiglianza della persona presente alla foto. Trafila che ha già determinato rallentamenti.
Sconcertato l’assessore alle Politiche sociali, già direttore del distretto sanitario Michele Luise: «Mi chiedo dove abbia vissuto, in quest’ultimo anno, chi si comporta in questo modo, costringendo volontari, infermieri e medici a sobbarcarsi un ulteriore incarico oltre a quelli già sulle spalle. Ma non ha avuto un parente, un amico, un conoscente finito intubato in Terapia intensiva? Non si rende conto che i beneficiari del vaccino, gli anziani, sono i primi a dover essere protetti perché in Italia abbiamo avuto oltre 100 mila morti e la gran parte di questi over 70?». Luise non ha dubbi: se si verificheranno altri casi saranno segnalati. «Mi trovo d’accordo con Bassetti – conclude – si sarebbe dovuto vaccinare in blocco solo l’utenza over 70. Poi le altre fasce. Quand’anche vi fosse un valido motivo per non attendere il proprio turno, non è questo il metodo: le procedure vanno rispettate». —
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