PORTO MARGHERA. «Questi cedolini erano poi presentati a Fincantieri che era perfettamente consapevole della loro fittizietà nel computo delle prestazioni». È il marzo scorso quando in funzione del processo a carico dell’imprenditore Mohamed Alì, accusato di sfruttamento di manodopera, il pm Roberto Terzo interroga il consulente del lavoro Angelo Di Corrado.
È lui il colletto bianco che spiega come riciclare denaro sporco ai casalesi di Eraclea, ma pure come mettere in pratica il sistema della “paga globale” tra i lavoratori dei subappalti alla Fincantieri. Lui è la mente del sistema e ne conosce segreti e pratiche. Parla per oltre due ore.
Racconta: «Ho lavorato all’interno di Fincantieri (non come dipendente ndr) fino al 2012, muovendomi liberamente nell’area amministrativo, tecnica e, soprattutto, prestando servizi per circa 20 ditte alla volta che operavano in appalto a subappalto e arrivando ad averne fino 40 come clienti».
Il pm Terzo gli mostra diversi statini di dipendenti delle ditte di Alì. Si tratta di operai a dir poco sfruttati e tutti provenienti dal Bangladesh. «La realtà è che molatori, saldatori e carpentieri, lavorano almeno 10 ore al giorno per sei giorni lavorativi con una media di 230 ore al mese. In alcuni mesi, sotto la direzione dello stabilimento dell’ingegnere Paolo Capobianco, alcuni lavoratori hanno lavorato oltre 290 ore mensili, fino ad arrivare a 320 ore mensili. La mancata indicazione di lavoro straordinario è dunque fuori da ogni realtà. Alla Fincantieri lo straordinario era ed e tuttora la norma....Nel caso della Bensaldo (ditta di Alì con una ventina di operai ndr), i cedolini venivano esaminati dal signor Gianfranco Giacomini per delega del direttore del personale Francesco Zanoni…».
Analizzando un cedolino, Di Corrado spiega cosa viene pagato a un operaio, all’ora, per lavorare alla costruzione di una grande nave da crociera.
«Nel caso di lavoratori di basso livello come Dipu Talukder (il cui cedolino è riferito al gennaio 2006) posso dire che dividendo l’importo stipendio corrisposto, per il numero di ore effettivamente rese e riportate nella stampa mensile del badge viene un ammontare di circa 3 euro nette all’ora che è, per quanto ne so, lo stipendio che veniva concesso ai lavoratori non specializzati», continua Di Corrado, «Il prospetto che mi viene esibito, rispecchia per il mese di gennaio 2006 i dati che avevo osservato personalmente. Infatti alla somma di ore ordinarie (164) e di ore straordinarie (109 e 30 minuti), per un totale di 273 ore e 30 minuti, corrisponde una paga netta di 849 euro, poco più di 2 euro l’ora».
Nel cedolino vengono inserite solo 106 ore di lavoro ordinario su 164 prestate; zero ore di straordinario su 109 prestate. «Per abbattere ulteriormente la somma finale imponibile, viene inserita la voce diaria esente e le ferie pagate formalmente ma non godute», spiega il consulente, «Va tenuto infine conto che il basso stipendio netto che ne risulta è destinato e non essere mai implementato delle quote tredicesima e Tfr, oltre al fatto che mai sarebbero state godute effettivamente le ferie».
Un lavoratore di quello stesso livello che avesse lavorato le 173 ore minime senza neppure prestare lavoro straordinario avrebbe avuto diritto ad uno stipendio di 950/1000 euro oltre a tutti gli altri elementi di retribuzione differita (13ma e Tfr), permessi retribuiti e la fruizione delle ferie, arrivando così a 1600 euro netti. Non arrivavano a metà.
«Esaminando i cedolini, rilevo diciture e sigle appartenenti al signor Alì e che posso individuare con esattezza perché mio cliente per oltre 20 anni. Alì non è mai stato preoccupato di essere controllato all’interno di Fincantieri, perché sapeva di essere in stretta connessione con l’ingegner Zanon». —
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