EMPOLI. Si vede un’insegna con scritto “Empoli” nel cuore della grande Chicago. Si trova a due passi dalla sponda ovest del lago Michigan, tra Humblodt Park e la città vecchia. Proprio sotto a quell’insegna si apre la porta di un laboratorio dove si produce pasta fatta a mano. Da quell’ingresso al 2325 di North Avenue si entra in una storia che inizia in Messico, passa dalla Cina e arriva ad Empoli per poi tornare al di là dell’Atlantico e mettere radici in Illinois.
Il protagonista è un giovane chef di origini messicane: Jair Gudiño Chavez, per il popolo di Instagram – dove può contare su oltre 13mila follower – semplicemente “chefjairzinho”. Jair è un giramondo, un collezionista di esperienze messe a servizio della sua arte. Cresce professionalmente nelle cucine di ristoranti stellati e locali rinomati sparsi in mezzo mondo.
Nell’estate del 2019 ha 31 anni e si trova a Shangai, executive chef dell’hotel Bellagio e del suo ristorante Lago. Buon lavoro, posto stimolante, colleghi preparatissimi. Ma un pensiero continua a pungolarlo da tempo: vuole imparare a fare la pasta e diventare un maestro pastaio. Così chiede, cerca, si informa.
Fino a quando l’occasione si presenta. Si chiama Accademia Italiana Chef ed è una scuola di formazione e un ente di ricerca con sedi aperte nelle principali città italiane. Ma quella centrale si trova in via Cantini, a Empoli. Qui si tiene un corso professionale di pasta. È quello che fa per lui.
«Finalmente potevo coronare il mio sogno – racconta Jair Gudiño Chavez – mi sono iscritto e in autunno mi sono trasferito a Empoli. Non conoscevo niente dell’Italia, ma mi sono innamorato subito della città. Ci sono rimasto per tre mesi, girando anche per visitare i luoghi bellissimi che ci sono intorno. Il corso è stato intenso e ho imparato moltissime cose, grazie al direttore dell’Accademia Andrea Rocchetti e a tutti i professionisti che insegnano nella scuola». Al termine del corso il giovane chef torna in Messico e inizia la sua produzione di pasta. Gli affari vanno bene, nonostante la pandemia che nel frattempo travolge anche il paese centroamericano.
Appena può tornare a viaggiare fa visita a due suoi amici statunitensi che condividono con lui l’amore per la cucina. Stanno a Chicago e non vede l’ora di far assaggiare loro la pasta che ha imparato a fare a Empoli. «Matilda e Jorge sono rimasti letteralmente estasiati – prosegue – e insieme abbiamo capito che avremmo potuto avere un grandissimo successo se avessimo aperto un laboratorio professionale a Chicago. Ci siamo messi alla ricerca di un luogo che facesse al caso nostro e lo abbiamo trovato. Abbiamo deciso di chiamarlo Empoli-Chicago, mentre per il marchio abbiamo scelto “Empoli– Pasta a mano”. Il motivo è semplice: volevamo onorare la città dove ho imparato a fare la pasta che avremmo venduto».
Il laboratorio ha aperto i battenti il 28 ottobre 2020, nel pieno della seconda ondata di Covid-19. Ma i giovani imprenditori non si sono fatti scoraggiare e anzi, proprio in funzione delle nuove necessità imposte dalla pandemia, hanno lanciato la loro linea. «Abbiamo visto un’opportunità proprio nel mezzo delle avversità – racconta ancora Jair – e abbiamo pensato ad un kit da vendere ai nostri clienti americani e non solo: una confezione di pasta fatta artigianale, un sugo anch’esso preparato da noi e gli ingredienti per realizzare il piatto a casa, con tanto di istruzioni. È stato un successo fin da subito».
La pasta, realizzata dalle mani sapienti dello chef messicano all’interno del laboratorio di Chicago, adesso viaggia in tutto il mondo all’interno di un contenitore riciclabile che reca il marchio “Empoli”. Gnocchetti, casarecce, garganelli, farfalle. E poi pappardelle, tagliatelle, spaghetti e tortellini. Da abbinare a diversi sughi, a seconda dei gusti.
Il kit singolo costa 24 dollari, ma si può anche richiederne uno mensile – che arriva fresco ogni settimana – a 130 dollari. Per ordinare basta accedere al sito www. empolichicago. com e riempire il proprio carrello virtuale.
«Sono felice di contribuire a far conoscere Empoli – c onclude – a me ha dato moltissimo. Sono convinto che sia fondamentale sapere da dove vieni se vuoi costruire il tuo futuro». –
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