Tutto è nato poco più di 24 ore fa, quando questo post ha iniziato a diffondersi e ad essere ricondiviso su Instagram. L’iniziativa prende vita sotto il nome di #CambiareRAI e in queste ore sta facendo il giro d’Italia, concretizzandosi già domani in tre diversi presidi nelle città di Roma, Milano e Torino con lo scopo di mandare un messaggio preciso alla Rai: stop al «linguaggio razzista, sessista e omobilesbotransfobico che utilizzano». La critica è rivolta a tutti quegli episodi in cui la televisione pubblica e non utilizzano il blackface e tutta una serie di linguaggi che escludono determinate categorie. Abbiamo ascoltato la voce di Selam, una delle giovani che sta partecipando attivamente all’iniziativa che – oltre ai presidi fisici – prevede una vera e propria azione di mailbombing Rai che sta raccogliendo grandi numeri con l’intenzione di intasare la casella postale del servizio pubblico italiano e attirare così l’attenzione.
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Per partecipare alla mobilitazione occorre scrivere una e-mail all’indirizzo cambierai2021@gmail.com e condividere l’immagine utilizzando gli hashtag appositamente creati, #CambiareRAI e #prendiamoparola. «Grazie a internet e ai feed dei nostri social in questi giorni ci siamo trovati» – ci spiega Selam in riferimento a tutti i gruppi e i collettivi antirazzisti e di persone razzializzate che hanno firmato la lettera alla Rai – «e il feedback di questa nostra iniziativa è stato molto buono. Siamo partiti utilizzando la mail cambierai2021@gmail.com ma abbiamo dovuto attivarne una seconda (cambierai2021backup@gmail.com) perché la prima si è riempita». Una partecipazione alta via internet, quindi, che domani potrebbe tradursi in una equivalente partecipazione fisica nelle città dei presidi.
Appuntamento domani 8 aprile alle 17.30 davanti alle sedi Rai di Milano, Roma e Torino. Tutto è stato possibile grazie al «turbinio che c’è stato negli scorsi giorni, con alcune persone che hanno deciso di attivarsi mettendo insieme sforzi e iniziative che erano partiti da gruppi differenti e realtà territoriali». La protesta mette al centro «le minoranze di questo paese, in particolare la comunità nera» che hanno realizzato, soprattutto nell’ultimo periodo, «quanta inconsapevolezza ci sia in Italia nell’utilizzo di parole che hanno un peso e hanno una storia, un significato nel mondo attuale». Selam non esita a parlare di «non curanza nel nostro paese, anche rispetto alla riflessione che ha investito il mondo intero sul razzismo sistemico» – spinta ovunque dalle vicende legate al movimento BLM -.
«Questa riflessione in Italia non è stata percepita in questo modo, in questo paese le persone non capiscono la portata del problema del razzismo, quante persone coinvolge e in che modo nella loro vita quotidiana. Qualsiasi persona razzializzata in Italia, qualsiasi sia il suo ruolo all’interno della società, è indignata e sente la necessità di far sì che certi concetti vengano assorbiti. Un esempio: la parola ne*ro/neg*ra ha un significato pesante, anche nel contesto italiano, se viene usata in diretta TV, con tanta leggerezza, sdogana qualsiasi violenza verbale.». L’invito a Rai e televisione è quello di eliminare il «linguaggio razzista che viene utilizzato nell’informazione e nell’intrattenimento dai media italiani».
La richiesta a Rai e alla televisione italiana è chiara e parte dalla lingua: «Il linguaggio è discriminante nei confronti di una serie di minoranze che sono state rese invisibili ma che invisibili non vogliono più esserlo. Un linguaggio che, a questo punto, è distantissimo dalla società reale. Un linguaggio che parla a una fetta specifica di persone invece che provare ad essere partecipato».
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