Giulia Gatto-Monticone batte al primo turno dell’Open Colsanitas l’australiana Astra Sharma, ma la vittoria della tennista torinese passa in secondo piano rispetto a quanto accaduto all’inizio del terzo set del suddetto incontro. Punteggio sull’uno a uno, servizio per l’italiana sotto zero-trenta: Giulia mette appena lungo un recupero di dritto e chiama il giudice di sedia, il colombiano Luis David Armenta Castro, a controllare il segno della palla. L’arbitro conferma l’out, che porterebbe Sharma sullo zero-quaranta e a tre palle break consecutive. Tuttavia, clamorosamente, una volta risalito sul seggiolone Castro chiama il trenta a quindici a favore dell’italiana, senza che le giocatrici dimostrino particolari sintomi di sorpresa.
Si prosegue, Sharma mette in rete una risposta di rovescio: sarebbe il quindici-quaranta, ma Castro inverte: quaranta a quindici. Gatto-Monticone successivamente tira un dritto lungo, che nel punteggio parallelo ormai sostituitosi a quello reale si traduce in quaranta-trenta, e poco dopo, quando la povera Astra manda largo un dritto a sventaglio, il game fantasma viene assegnato a Giulia, mentre l’australiana inizia a mostrare qualche timida perplessità. Al cambio campo i dubbi della finalista 2019 si trasformano prima in sospetto, poi in vaga certezza. Parla con l’arbitro, convoca la collega con l’obiettivo di chiarire la situazione. Castro è all’angolo, ma ormai la faccenda è avvolta in una fitta coltre di nebbia. Chiede alle giocatrici di ricostruire il game, di ricordare i punti, eppure la concitazione del momento inganna, non se ne viene a capo. L’arbitro comunica che indietro non può tornare, la partita deve riprendere dal punteggio ufficiale.
“C’è stato un momento di grande confusione – ha detto Giulia nella conferenza stampa post-partita -, anche a me il punteggio sembrava strano, ma è difficile considerare l’ipotesi che l’arbitro sbagli, quindi sono andata avanti. Avevo la sensazione di essere in svantaggio, tuttavia in quel gioco c’era stato un altro punto contestato che ero convinta di aver perso, e quando ho sentito lo score ho pensato di essermi sbagliata, anche perché lei (Sharma, NdR) non diceva nulla. Quando il giudice mi ha assegnato il game ero sicura di essere in parità, infatti sono andata a prendere l’asciugamano mentre Astra cambiava“.
Una vicenda quantomeno surreale, proseguita al cambio campo sul due a uno per Giulia. “Ci siamo sedute, Sharma ha fatto presente all’arbitro le sue perplessità, e tutti insieme abbiamo cercato di ricostruire i singoli punti del game ma non ricordavamo il primo, anche se poi Tommaso (Iozzo, coach e compagno di vita di Gatto-Monticone, NdR) mi ha confermato che avevo fatto doppio fallo. Insomma, né io né lei ricordavamo precisamente i punti, avremmo voluto il parere dei giudici di linea ma proprio alla fine di quel gioco erano stati cambiati, dunque non è stato possibile fare nulla. Castro ha detto che non poteva cambiare il punteggio e che da quello saremmo dovuti ripartire. Mi dispiace moltissimo per Astra, che conosco ed è una bravissima ragazza“.
Forse condizionata da cotanto caos, la numero novantacinque WTA ha poi perso i quattro giochi finali che hanno spedito Gatto-Monticone al secondo turno, e per lei, come nelle migliori occasioni del genere, al danno (patrimoniale, intorno ai milletrecento dollari di prize money sfumati, e di punti, i trenta garantiti alle qualificate al secondo round) si è aggiunta una tragicomica beffa. Attraverso il suo account Twitter Sharma ha fatto sapere di essersi appellata alla supervisor del torneo, quella Cristina Romero già invisa alla connazionale Ellen Perez prontamente intervenuta a supporto nei commenti al post, e di averne ricavato una risposta perlomeno oltraggiosa.
“Mi ha detto che devo cogliere l’occasione per imparare la lezione, che devo prestare maggior attenzione al punteggio e che la mia confusione non è una scusa“. Nella distribuzione delle colpe in questa assurda vicenda al giudice di sedia sembrava dove essere destinato il carico più pesante. Evidentemente qualcuno ha ritenuto di rilanciare per portare a casa l’intero malloppo.