PAVIA. Otto anni per avere esploso colpi di pistola contro un gruppo di persone, in Strada Nuova, e avere messo a rischio la sicurezza dei passanti. È la condanna decisa mercoledì pomeriggio dal giudice Luisella Perulli per Raffaele Schibano, 40 anni, originario di Avellino, accusato di tentato omicidio, violenza privata, minacce, detenzione e ricettazione di armi.
La sera del 26 ottobre 2019 Schibano sparò due colpi di pistola all’altezza del ponte Coperto, mentre Strada Nuova era piena di gente, nel corso di una lite con alcune persone, residenti nel campo nomadi di viale Bramante, due delle quali furono sfiorate dai proiettili. Schibano si trovava a Pavia in libertà vigilata, dopo avere scontato una condanna a 12 anni di carcere per l’omicidio, avvenuto su commissione ad Avellino la mattina del 6 febbraio del 2007, dell’imprenditore Antonio Formato, ucciso con una pistola calibro 7.65. Un delitto, secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, legato alla camorra. Anche per il suo passato i giudici del tribunale della libertà lo hanno considerato per due volte socialmente pericoloso, negandogli la scarcerazione. Per la recidiva il pubblico ministero di Pavia Valentina Terrile aveva chiesto una condanna a 11 anni e 4 mesi di carcere.
Il risarcimento alle vittime
Il giudice, per la sentenza, ha tenuto conto del risarcimento alle parti offese, sette persone che erano rimaste in qualche modo coinvolte nella sparatoria (anche se nessuno era rimasto ferito). «Abbiamo risarcito una cifra adeguata – si limita a dire l’avvocato di Schibano, Luciano Garatti di Bergamo –. Faremo comunque appello: per noi l’accusa di tentato omicidio non sta in piedi. Non c’era alcuna intenzione di ferire o uccidere qualcuno». Il processo si è concluso con la sentenza di condanna a due anni (come chiesto dal pubblico ministero) anche per la convivente dell’uomo, Manuela Simonini. La donna, difesa dall’avvocato Giuseppe Mellace di Voghera, doveva rispondere delle armi ritrovate, dopo la sparatoria, nello scantinato di una pensionata a Pavia (del tutto ignara della presenza dell’arsenale nei suoi locali).
Gli spari tra i tavolini dei bar
La vicenda, seppure senza conseguenze, aveva creato parecchio scompiglio in città e in particolare tra i tanti clienti seduti ai tavoli dei bar del centro all’ora dell’aperitivo. Schibano aveva estratto una pistola e aveva fatto fuoco contro un uomo, che si trovava insieme ad altre persone, da una distanza di appena due metri. Secondo gli accertamenti compiuti dagli agenti della squadra mobile gli spari erano stati preceduti da una discussione con al centro un cellulare che l’indagato doveva recuperare e che invece non era stato restituito. All’incontro per il recupero del telefonino, che doveva essere chiarificatore, non si era presentato l’uomo che doveva consegnare l’oggetto ma il gruppo di persone residenti nel campo nomadi. —