Il ritorno a distanza stavolta ha trovato preparate elementari, medie e superiori. E le lezioni davanti al pc diventano «di vicinanza»
EMPOLI. Non una “didattica a distanza” ma “di vicinanza”: se non ci fosse stata in zona rossa Covid sarebbe stato peggio. Nell'Empolese Valdelsa la scuola si è dovuto riorganizzare con uno schema già visto in questo anno, ma con alcune modifiche consentite dal decreto attuale.
Alla primaria “Michelangelo” di Avane, per esempio, le maestre si sono ritrovate in compresenza per fare lezione: nella classe della docente Evelina Negri c'erano cinque bambini e gli altri a casa al computer. Qualcuno aveva dei problemi tecnici da risolvere, gli altri tutti pronti davanti ai loro schermi. «I bambini si sono comunque abituati – spiega la maestra – anche se alternando in presenza alcuni bimbi assieme a quelli con bisogno speciale si crea un minimo di gruppo classe: è un'opportunità che non spezza del tutto il legame con la scuola. Noi abbiamo fatto italiano, matematica e geografia, una docente spiegava al pc e le altre interagivano con il gruppo in presenza. Per cercare di rendere la giornata più simile alle altre abbiamo rinnovato il momento del “come mi sento”, quello in cui i bambini, liberamente e a turno, per una mezzora, espongono i loro pensieri. Lo faremo anche nel resto della settimana sperando che sia solo questa così e si possa tornare presto in presenza». Perché “didattica di vicinanza”? «Perché voglio essere positiva – conclude Negri – pensare a questo momento in cui siamo tutti divisi come un'occasione per unirci e condividerlo assieme».
A Certaldo, dove le scuole sono state chiuse con un'ordinanza e riaperte settimana scorsa, si è tornati di nuovo online: «I giorni in cui c'era stata la chiusura a inizio mese – spiega Lucia Di Laora della paritaria “Santissima Maria Bambina” di Certaldo – i bambini erano caduti nel pianto e nello sconforto, ripensavano allo scorso anno che le classi chiusero per mesi. Adesso hanno capito che questi cambiamenti possono essere repentini e si stanno abituando, forse anche più dei docenti. Il problema è che queste chiusure interessano loro e la scuola, ma non i genitori i quali continuando ad andare a lavoro così la gestione diventa complessa».
Dalla primaria alle medie si fa il possibile per non fermarsi. «Per fortuna esiste la tecnologia – commenta Olivia Arzilli, insegnante alla media “Fermi” di Limite sull'Arno – fosse successo quando ero ragazza avremmo perso mesi di scuola. I ragazzi si stanno abituando, anche se l'istruzione ha con se non solo la trasmissione di contenuti ma anche la socializzazione e la condivisione. Ho fatto lezione di italiano e di geografia, per 30 minuti spiegazione in diretta e i restanti per fare un lavoro legato alla lezione, così da staccare un po' l'attenzione sul monitor, con la possibilità di contattarmi in qualsiasi momento. Noi docenti in questo momento, più che mai, siamo chiamati a reinventarci».
Le superiori sono tornate al totale degli studenti a casa dopo che erano al 50 per cento da gennaio: «L'unico modo è stimolare i ragazzi il più possibile – conclude Silvia Desideri del “Ferraris-Brunelleschi” di Empoli – si agisce alla rovescia, ovvero dalle curiosità dei ragazzi, dal leggere insieme il testo di un autore e commentarlo per esempio. Ma anche cambiando programma sul momento. Oggi (ieri per chi legge, nda) dovevamo fare Dante Alighieri, ma la classe era giù di morale per un evento accaduto in precedenza. Allora abbiamo virato sul parlare di come i sentimenti influenzano la scrittura, leggendo in conclusione “Lezione di canto” di Katherine Mansfield».