Continuano a combattere la pandemia in prima linea con determinazione e abnegazione: sono i medici, infermieri, farmacisti, psicologi, fisioterapisti, biologi, tecnici, operatori civili e militari italiani che ora, per questo, sono candidati al premio Nobel per la Pace 2021. La candidatura dell'intero «corpo sanitario» del nostro Paese è stata promossa dalla Fondazione Gorbachev di Piacenza - il cui presidente onorario è l'ex-presidente dell'Unione Sovietica (anche lui premio Nobel per la Pace) - che lo scorso maggio ha avviato una petizione raccogliendo circa 350mila adesioni a sostegno dell'iniziativa, che ora ha ottenuto il placet del comitato del Nobel di Oslo.

Il presidente della fondazione Marzio Dallagiovanna, ha sottolineato che «alla base della richiesta di candidatura vi è il fatto che il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro».

Ad oggi sono 330 i medici morti per il Covid, 80 gli infermieri, e migliaia i professionisti che ogni giorno rischiano ancora per aiutare chi ha contratto il virus. Tra questi un esempio che ha fatto il giro del mondo: Luigi Cavanna, primario di Oncoematologia all’ospedale di Piacenza, finito sul Time come emblema di sanità che funziona, perché sin dai primi giorni della pandemia ha curato i malati a casa, specie anziani spesso soli, dimostrando anche l'importanza della medicina territoriale in una città come la sua che è stata, ed è, tra le più colpite dal Covid. Per questo il dottor Cavanna è testimonial dell'iniziativa.

Come prevede il protocollo la proposta di candidatura è stata ufficialmente sottoscritta da un altro Nobel per la Pace: l’americana Lisa Clark, Co-presidente dell’International Peace Bureau che ha ricevuto l‘onorificenza nel 2017 per il suo impegno contro il disarmo nucleare e che durante l'epidemia ha prestato attività di assistenza volontaria in Toscana, dove vive. «Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace - ha detto Clark - poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a se stesso, ma a cosa poteva fare per gli altri».

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