Ci sono cinque squadre in 6 punti che potrebbero anche diventare sei in 7 oppure meno in uno spazio più ampio. Tutti alle spalle dell'Inter in fuga per lo scudetto e tutti in corsa per un posto nella prossima Champions League che, in tempi di Covid e di ricavi quasi azzerati, equivale a potersi attaccare a un'ancora di salvezza per i bilanci e i progetti tecnici di club sempre più in difficoltà. Guai a restare fuori, la linea del quarto posto è diventata col passare degli anni una sorta di scudetto bis, molto più di un premio di consolazione per il calcio moderno con società che ormai costruiscono le proprie rose puntando quasi più a garantirsi l'accesso al ricco montepremi della Champions piuttosto che a cercare di vincere il tricolore.
Può non piacere, ma è così. E questa stagione compressa nei calendari e condizionata da infortuni e contagi regalerà una volata mozzafiato verso il paradiso dei primi quattro posti. L'Inter sembra essersi tolta dal mazzo, se non con lo scudetto in tasca almeno perché il vantaggio sulla quinta è così ampio (15 punti) da far considerare quasi impossibile un crollo che la metta fuori. Ma dietro? Al netto dei recuperi che mancano (Juventus-Napoli soprattutto, ma anche Lazio-Torino) e di cosa deciderà la Giustizia sportiva in merito alla vicenda dei tamponi del club di Lotito, il gruppo è compatto e corre più o meno alla stessa velocità.
La Juventus incostante di questa stagione - mai una striscia oltre le tre vittorie consecutive - è quella che può ancora ragionevolmente pensare allo scudetto, seppure staccatissima: manca di continuità nei risultati, ha il vantaggio di giocare in casa (anche se senza pubblico) gli scontri diretti e la rabbia per il fallimento europeo da scaricare sul campionato. Le chance di qualificazione sono alte, le incognite però non si possono cancellare perché è da settembre che i bianconeri vanno a ondate.
Sta calando il Milan, alla quinta sconfitta nel 2021: troppi infortuni in serie, impossibile mantenere la velocità di crociera del 2020. E nervi tesi come dimostrano le proteste per il rigore negato contro il Napoli e alcune reazioni sopra le righe che costeranno squalifica e altre assenze in un gruppo in costante emergenza. Il fattore arbitrale pesa. Protesta il Milan, urla all'ingiustizia la Roma di Fonseca che, però, si sta facendo del male da sola non riuscendo a rompere il tabù contro le grandi e, nel contempo, avendo cominciato a perdere punti anche con le piccole (pari a Benevento e sconfitta a Parma). I giallorossi sono in affanno da doppio impegno.
Il Napoli si è risollevato dopo il periodo buio. Gattuso ha ripreso in mano il timone della barca partenopea anche se la storia con De Laurentiis è finita e si tratta solo di trascinarsi fino al porto del finale di stagione con mille rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. La Lazio attende i verdetti della giustizia sportiva, soffre e fatica ma resta attaccata al treno e in fondo è stata l'unica capace di una serie di vittorie consecutive (6) che, se ripetuta, potrebbe aprire scenari nuovi. Chiude l'Atalanta di Gasperini: sta correndo più dell'anno record, si divide con la Champions League, ha una rosa profonda e motivata e conosce la strada per arrivare all'Europa che conta.
Impossibile fare pronostici. Conteranno la tenuta fisica e gli episodi, partendo da infortuni e contagi. I nervi sono tesi per tutti, raddoppiando il lavoro per arbitri e Var che entrano in quella fase di stagione dove ogni errore diventa fonte di accuse, sospetti e polemiche. Anche per questo sarebbe utile che l'assistenza al video fosse utilizzata in maniera adeguata, come non è stato fin qui.