BRUGINE. Claudio, Lorenzo e adesso Natalino. Tre fratelli uniti, a distanza di pochi mesi, dallo stesso tragico destino. Il Covid-19, in varie forme, si è accanito sulla famiglia Pengo con una brutalità spaventosa. Tre uomini nel pieno delle loro forze che da un giorno all’altro si sono trovati a fare i conti con una sorte fin troppo avversa. L'11 marzo alle 15, nella chiesa parrocchiale di Campagnola, fra Giovanni, loro nipote, si troverà per l’ennesima volta a dovere cercare delle parole di conforto e soprattutto speranza per tutta la famiglia chiamata ad una nuova dura prova, perché trovare una ragione a tutto questo inizia a diventare quanto meno difficile.
Natalino aveva 65 anni. È mancato una settimana fa all’ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco, dove era ricoverato ormai dallo scorso ottobre. Anche lui, come un po’ tutti i parenti più prossimi, aveva contratto il virus in occasione del focolaio che aveva interessato il nucleo familiare.
Trasportatore in pensione dopo tanti chilometri percorso in tutta Europa, Natalino viveva da sempre nella casa di famiglia di via Buffa dove era cresciuto insieme con altri nove tra fratelli e sorelle. Dopo avere superato la positività e intrapreso un complicato percorso di riabilitazione, una ventina di giorni fa, dopo essere stato anche vaccinato, le sue condizioni sono peggiorate in maniera irreversibile.
L’Usl, di propria iniziativa, ha disposto nei giorni scorsi l’esame autoptico sulla salma per accertamenti. «In queste lunghe settimane» racconta la sorella Anna, rimasta insieme ad Emilia, Rosa, Anna e Paolo ad affrontare ancora un dolore indicibile «Natalino è stato più volta intubato e trattato in terapia intensiva. Un ricovero che lo aveva provato a tal punto che, superata la malattia, era stato trasferito di reparto, all’Unità Riabilitativa. Aveva bisogno di recuperare da un punto di vista motorio e non solo, visto che per tanto tempo era stata necessaria la nutrizione enterale. Lentamente stava recuperando. Gli avevamo fatto avere una televisione e dei libri ed eravamo riusciti a sentirlo tramite videochiamata. È stato, vista la lungodegenza, anche vaccinato contro il Covid. Dopo qualche giorno dalla inoculazione la febbre è iniziata a salire e il quadro clinico è diventato critico. Noi non abbiamo chiesto nulla, ma ci hanno informato che sarebbe stata fatta l’autopsia».
Il calvario dei Pengo, storica famiglia della frazione, apprezzata e molto vicina alla parrocchia, era iniziato lo scorso ottobre, nel pieno della seconda ondata pandemica.
Lo scoppio del focolaio aveva costretto al ricovero immediato, in terapia intensiva a Piove di Sacco, di Lorenzo, Natalino e Claudio che, dopo essere passato anche per Schiavonia, era stato trasferito a Cittadella dove è mancato il 13 novembre. Aveva appena 56 anni, ha lasciato una moglie e due figli di 24 e 19 anni.
Da trent’anni lavorava, proprio insieme alla sorella Anna, come cameriere di sala allo storico ristorante “Da Giovanni” della famiglia Parpaiola di via Maroncelli a Padova. Un vero punto di riferimento per i titolari e i colleghi. Qualche linea di febbre lo aveva costretto a rimanere a casa dal lavoro, poi l’aggravamento e il ricovero per un peggioramento della situazione respiratoria.
Lorenzo di anni ne aveva invece 58. Persona buona, semplice e solare, insieme al fratello Paolo mandava avanti l’azienda agricola di casa. Dopo una lunga battaglia si era arreso alle conseguenze del virus i primi giorni dell’anno.
«Come comunità» ha detto il sindaco Michele Giraldo nel prendere atto dell’immane tragedia dei Pengo «siamo vicini al profondo dolore che ha colpito questa famiglia che in pochissimo tempo ha perso tre suoi componenti a causa di questa maledetta pandemia».
Secondo gli ultimi dati disponibili i positivi al virus in paese sono una decina. Fortunatamente sono quasi tutti asintomatici e in buone condizioni. —
