BORGO MANTOVANO. Anziani picchiati, brutalmente offesi, abbandonati e persino minacciati di morte. Il giudice per le indagini preliminari Gilberto Casari nel primo pomeriggio di ieri ha deciso la sorte giudiziaria dei quindici imputati accusati di maltrattamenti per omessa vigilanza, alla casa di riposo di Revere.
L’unica ad essere stata rinviata a giudizio è la dirigente che, all’epoca, nel 2015, coordinava l’intera attività. È accusata di aver omesso di adottare nei confronti dei degenti e del personale assistenziale ed infermieristico la dovuta vigilanza. Si tratta di Franca Altamura, 52 anni, di Udine. La prima udienza del suo processo è stata fissata al 19 giugno prossimo.
Ha patteggiato la pena di due anni e due mesi, non sospesa, Maria Gloria Bianchi, 54 anni di Sermide, per aver “immotivatamente colpito più volte con schiaffi una degente”.
Non luogo a procedere, invece, per i medici della struttura, a partire dal direttore sanitario Maurizio Santisi, 66 anni, domiciliato a Mantova.
Esclusa ogni responsabilità anche per il dottor Bruno Bruschi, 66 anni di Carbonara di Po e il dottor Luca Formigoni, 63 anni di Ostiglia. Non luogo a procedere anche per Anna Maria Buono, 47 anni di Revere e per Alketa Shano, 45 anni di Serravalle a Po.
Patteggiamenti da un anno a un anno e dieci mesi, con sospensione della pena, per Agnese Auci, 30 anni, di Bigarello, Laura Pagano, 53 anni di Mantova, Paola Scarlata, 58 anni di Ostiglia, Virginia Rosa Valdez, 44 anni, di Revere, Flutra Curumi, 54 anni di Ostiglia, Salvina D’Amico, 58 anni di Revere, Lara Carletti, 63 anni di Ostiglia. A scoprire i maltrattamenti alla casa di riposo, gestita all’epoca dalla società Sereni Orizzonti di Udine, erano stati i carabinieri di Gonzaga.
Un'indagine delicata e difficile, ma condotta con grande professionalità. Tutto è iniziato quando una persona si presentò in caserma e iniziò a vuotare il sacco.
Schifata e inorridita dalle continue violenze subite dagli anziani dell'ospizio raccontò quello che sapeva. Iniziò così l'attività di indagine.
In alcune stanze della casa di riposo vennero installati dei microfoni nascosti e delle mini telecamere. Per oltre un mese i dipendenti furono ascoltati e ripresi. Gli anziani, molti dei quali non autosufficienti, venivano presi a sberle sulle mani, sulle gambe, sulla testa. E poi la valanga di offese. «Somaro, deficiente», «Ti affogo nell'acqua», «Ti getto dalla finestra».
All’epoca alcune operatrici erano anche stare allontanate dalla Casa di riposo e per tre di loro la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. —
