VENEZIA. Che la scuola sia l’unica responsabile della crescita dei contagi è tutto da dimostrare. Ambienti chiusi e banchi vicini l’uno all’altro non aiutano e più in generale le ultime settimane di zona gialla hanno portato alla luce un atteggiamento quasi da liberi tutti: basti pensare alle scene registrate nelle piazze all’ora dell’aperitivo. Certo è che, se non di causa-effetto, quanto meno si può parlare di nesso temporale tra la prima campanella nuovamente in presenza di inizio febbraio e la situazione di questi giorni.
Lo dimostrano i dati del monitoraggio Scuole e Covid-19 realizzato da Azienda Zero con l’elaborazione della Direzione prevenzione della Regione. Ebbene, in alcuni casi gli aumenti di infezioni tra i banchi di scuola sono arrivati anche al 100% in appena due settimane. È quanto successo, ad esempio, nelle scuole superiori del Veneto.
Tra il 15 e il 21 febbraio, il numero di eventi (e quindi la presenza di almeno un soggetto positivo che ha determinato l’identificazione di un gruppo di contatti scolastici) era di 51. Tra il 22 febbraio e il 28, invece, è raddoppiato a 102 (+51).
Come evidenziano i dati, più si sale con l’età degli studenti più crescono i numeri. Detto delle scuole superiori, percentuali piuttosto alte di incremento si registrano anche nelle scuole medie.
Nello stesso intervallo di tempo si va da 52 eventi a 83 (+31). Erano invece 73 nelle scuole elementari durante la settimana tra il 15 febbraio e il 22, sono diventati 104 nei sette giorni successivi.
Seppur con impennate meno accentuate, l’incremento si è registrato anche nelle scuole dell’infanzia (da 49 a 65) e negli asili nido (da 6 a 12). Nella fotografia scattata da Azienda Zero, i cui dati si fermano a ieri, sono ben 1.220 gli studenti delle scuole venete attualmente positivi. Quelli invece posti in quarantena 16.631; 158 contagi tra docenti e operatori scolastici, 986 in quarantena.
Basterà il giro di vite imposto dall’ultimo Dpcm firmato Draghi che, oltre a obbligare la chiusura degli istituti in zona rossa, prevede la facoltà di chiudere lì dove il contagio arrivi a un’incidenza di 250 ogni 100 mila abitanti?
Non è un mistero che Zaia sia rimasto insoddisfatto da una scelta che, come ha ribadito, toglie «discrezionalità ai governatori» e non tiene conto del numero di tamponi effettuato in ciascun territorio. Per il presidente del Veneto, sarebbe servito un «fermo prudenziale».
Ogni giorno si muovono 700 mila cittadini tra studenti, docenti e personale per raggiungere le scuole prima di tornare a casa dalle rispettive famiglie. I rischi sono troppo alti, secondo il governatore. Ecco perché palazzo Balbi ha deciso di muoversi in autonomia.
Negli ultimi giorni, l’assessorato alla Sanità insieme al segretario Luciano Flor hanno dato il via a un’analisi per comune in modo da valutare l’incidenza di ciascun territorio. E così intervenire in maniera chirurgica con chiusure. Al momento, le maggiori preoccupazioni a livello provinciale riguardano il Padovano (con la chiusura di quattro scuole nei giorni scorsi) e il Comelico.
«C’è un ragionamento sulle scuole superiori in corso», ha detto Zaia ieri mattina, «la prima preoccupazione è rivolta ai ragazzi e alle famiglie».
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