VENEZIA. La conferma arriva dal ministro Speranza: da lunedì il Veneto diventa zona arancione, bar e ristoranti chiusi. «La velocità del virus ci ha “sparati” in arancione, l’Rt è salito a 1,12 nel giro di due settimane. Ma le scuole non chiuderanno. Le famiglie stiano tranquille: le prime verifiche sull’impatto delle varianti del virus le faremo martedì. E se si dovessero sviluppare focolai come nell’Alta padovana saremmo inflessibili. Il tasso di contagio è fermo a 151 casi su 100 mila abitanti, lontano dalla soglia di 250 previsto dal nuovo Dpcm».
Sono le 12,40 quando Luca Zaia nel suo tg web, mette fine a tutti i dubbi: la videoconferenza con il ministro della Sanità e il generale Francesco Figliuolo, neo commissario Covid al posto di Arcuri, è appena conclusa e non serve attendere le 8 di sera per conoscere il verdetto dell’Iss di Brusaferro. I parametri non lasciano spazio a dubbi, il Veneto entra in zona arancione: non ci si potrà spostare dal proprio comune di residenza, bar e ristoranti chiusi con l’elenco del disastro economico che si allunga sine die.
La crisi morde e dopo un anno di carestia anche gli inguaribili ottimisti manifestano perplessità: sarà anche vero che il decreto Ristori è stato corretto in Sostegno ma per capire se il cambio semantico sarà accompagnato da un assegno più pesante ci vorrà pazienza.
Con il rimborso al 30% del fatturato pre-Covid si coprono le spese ma non si progetta il futuro, al punto che Luca Zaia invita il premier Draghi a iniettare subito liquidità alle aziende mettendo mano a quei 209 miliardi del Recovery Plan. Nessuna polemica, la dialettica istituzionale è cambiata: con la Lega e Forza Italia al governo il centrodestra si sente rassicurato. Anche se marcia in ordine sparso. E le strade si divaricano: la Lombardia in zona arancione chiude tutte le scuole e lascia aperti solo gli asili nido per evitare il panico della terza ondata stile 2020 dopo il boom dei contagi a Brescia.
Mentre il Veneto, grazie all’ottimo gioco di squadra tra la macchina ospedaliera e quella del territorio, procede con “chiusure chirurgiche”: dove si sviluppa il focolaio scatta il contact tracing e nel giro di poche ore si valuta se tenere a casa la singola classe o l’intera scuola. Su tutto vince sempre il principio di tutela della salute.
Si procede con la massima cautela perché «siamo davanti ad una mutazione del virus che è dal 43% al 100% più contagioso rispetto alla prima fase. Non abbiamo evidenze scientifiche sulla pericolosità della nuova ondata, le nostre analisi si reggono sulle simulazioni statistiche che ci inducono a programmare il giro di vite. Invito i ragazzi a indossare sempre la mascherina correttamente sopra il naso quando sono a scuola e al bar. Il diritto di vivere è sacrosanto e nelle gite domenicali a Jesolo, Asiago, Cortina, Pecol, Zoldo e Garda rispettate sempre la distanza di sicurezza. Ringrazio i sindaci per la loro attenzione nell’evitare gli assembramenti nelle città», ripete Luca Zaia.
Il presidente si toglie un sassolino dalla scarpa quando sottolinea di essere stato attaccato da Pd, sindacati e genitori perché a gennaio decise di tenere le superiori chiuse per tre settimane: la variante inglese del Covid 19 colpisce i giovani e bisogna evitare l’effetto “doccia”. Poi ricorda di aver scambiato un paio di battute con Stefano Bonaccini che gli ha fatto capire con un numero l’allarme dell’Emilia in zona rossa: «Nel giro di una settimana hanno dovuto ricoverare 600 persone in ospedale e così vale per la Lombardia. Ne ho parlato con Fontana che ha firmato dei giusti provvedimenti restrittivi. Il Veneto ha 1330 pazienti Covid e se dovessimo avere un’infezione importante si finirebbe fuori scala: non possiamo tornare a oltre 3 mila ricoveri Covid come a dicembre».
Che scenario si presenta? Il vincolo di 250 casi su 100 mila abitanti evita la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Fino a martedì. Poi si vedrà. Da Roma arriva una buona notizia che attende la conferma Aifa: AstraZeneca può essere somministrato agli over 65. E a Luciano Flor e ai direttori delle Usl, Zaia rivolge una raccomandazione: dalle fiale Pfizer si possono estrarre 7 dosi. «Siamo partiti da 5, ora la prassi è 6 ma con la siringa di precisione si può arrivare alla settima dose. E nessuno faccia polemiche». —
