Da Trieste a Milano a 11 anni per rincorrere, sulle punte, un grande sogno. L’ambizione di calcare i più prestigiosi palcoscenici del mondo, la musica, le luci, gli applausi scroscianti. Il desiderio di avere un’occasione e mostrare a tutti il proprio talento, facendo quello per cui ci si sente venuti al mondo. Francesca Farace, triestina, ci sta provando: ha avuto la sua occasione e se la sta giocando, con la gioia di chi, ancora molto giovane, vive le esperienze con genuina felicità per quello che sono, e senza troppi programmi.
Francesca è una delle “petites étoiles” ammesse alla prestigiosa scuola di ballo Accademia Teatro alla Scala, tra le più importanti al mondo. È riuscita a superare una selezione rigorosissima, ha fatto le valigie ed è partita per Milano, dove prevede di rimanere otto anni. Ma non da sola. Perché con lei, a rincorrere il sogno di quel palco, c’è un’intera famiglia. Una squadra, disposta a mettere molto da parte pur di regalare a Francesca una chance, anzi, la chance, quella che può cambiare il corso di una vita. Con mamma Chiara che si licenzia per seguire la figlia a Milano. E papà Giorgio che rimane a Trieste con la sorella più piccola, Amelia, di nove anni. Scelte complicate, grandi, con le quali sai di giocarti tanto. Scelte affatto scontate.
Tutto comincia quando Francesca ha tre anni: vede Lo Schiaccianoci sul dvd del padre, appassionato si musica classica, e balla per ore. «Non ce ne capacitavamo - raccontano i genitori -. Ha danzato su quelle note per mezza giornata e da quel momento non ha mai più smesso». Inizia così la sua grande passione per la danza classica, e in prima elementare si iscrive alla sua prima lezione, con la maestra Daria Grassilli della scuola Danza 10, che la seguirà anche nelle tante avventure successive. Sono anni di lezioni frequenti, allenamenti rigorosi, gare, competizioni, soprattutto in Italia, ma anche all’estero. Francesca ha entusiasmo e determinazione per andare avanti; la famiglia lo capisce e asseconda il suo desiderio, sostenendola con ogni mezzo, nonostante la fatica di trasferte, viaggi, sveglie all’alba. Il relax sul divano diventa un miraggio per Giorgio Farace, maestro di karate e titolare di una palestra, e per Chiara Sirotti, ingegnere chimico e project manager.
La svolta la scorsa estate, quando la bambina partecipa alle selezioni per l’Accademia della Scala. Un’iscrizione last minute, baciata dalla fortuna, favorita dal destino. «Negli anni precedenti la domanda poteva essere inoltra entro aprile - spiega Giorgio Farace - ma lo scorso anno, visti i problemi legati al Covid, hanno posticipato tutto a giugno. Noi abbiamo saputo dalla maestra di danza di Francesca che c’era questa possibilità circa 24 ore prima della scadenza: se non ci fosse stato questo slittamento dei tempi, Francesca ora non sarebbe a Milano. È stata un’incredibile coincidenza». La prima selezione, spiega ancora il padre, consisteva nella registrazione di un provino che andava inviato alla scuola. «Non so quanti fossero i partecipanti - sottolinea Farace - ma credo che il numero si aggirasse intorno ai 400. Sono stati selezionati solo in 25 tra bambine e bambini, chiamati in agosto a Milano per la prova in presenza. Francesca ha superato anche quella: una gioia immensa».
Ora la giovane ballerina si ritrova nel primo anno di corso: sono in 11, di cui sei femmine e cinque maschi. Il percorso durerà otto anni, dalla prima media alla quinta superiore. È iscritta al primo anno della media convenzionata con l’Accademia della Scala. La mattina si va a scuola, il pomeriggio gli allenamenti e il pilates, poi i compiti. Con lei, in questi primi mesi, la mamma Chiara, che ha deciso di lasciare il lavoro e trasferirsi a Milano. «Nei primi mesi, da settembre a gennaio, ho avuto la possibilità di fare smart working per l’azienda per cui lavoravo - racconta -. Poi ho deciso di abbandonare: cercherò un impiego qui». Una scelta forte, quella di chiudere con il proprio lavoro, la propria vita a Trieste, sua città natale, per seguire la figlia. «Era giusto così. Era necessario per lei - spiega ancora Chiara Sirotti - e ho ritenuto che anche per me potesse essere l’occasione per cambiare e fare qualcosa di nuovo e diverso».
Per ora, quindi, Francesca e la madre vivono a Milano, mentre il padre e l’altra figlia, Amelia, rimangono a Trieste. «Io non posso lasciare la città, dove ho la mia palestra e porto avanti dei corsi, ora prevalentemente online - spiega Giorgio Farace -. Sto facendo il possibile per trascorrere del tempo con tutta la famiglia, quindi vado avanti e indietro per Milano come fosse Sistiana - scherza -. Ci vado spesso, non appena posso, perché credo sia giusto così. Non è facile, è faticoso, ma l’occasione che è capitata a nostra figlia potrebbe non tornare più: dovevamo decidere, sì o no, non c’erano mezze misure. Tra i compagni di corso di Francesca, a venire da lontano, ci siamo noi e una famiglia sarda. È un’avventura, ma ne vale la pena». Questi due genitori sono felici, sprizzano entusiasmo da tutti i pori mentre parlano della giovane stella della danza. «Sembra che non voglia fare altro - dicono entrambi -. Ci ha detto che era felice di andare a Milano, che il suo posto è lì. Certo, le dispiace non vederci tutti insieme ogni giorno, le mancano i nonni, ma quando è sul palco è a casa. Sorride, si illumina, è contenta, sente di voler stare lì. Per noi non ci potrebbe essere soddisfazione più grande. Davanti a questo ogni sacrificio, anche se impegnativo, si fa». —
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