Stefano Bonaccini commenta le dimissioni di Zingaretti. Un commento che era atteso, visto che proprio il governatore dell’Emilia Romagna è accreditato come possibile futuro successore del leader dimissionario. E il commento non è tenero nei confronti di Zingaretti.
“Il Pd è il mio partito – scrive su Fb – e non faccio parte di alcuna corrente. Con Nicola Zingaretti ci frequentiamo fin da ragazzi, ho votato per lui all’ultimo congresso, mi ha sostenuto nella mia rielezione a presidente dell’Emilia-Romagna: la mia fiducia personale c’è sempre stata e c’è, immutata. Tale resta sia quando siamo d’accordo, sia quando non lo siamo, e gli ho sempre detto come la penso”.
“Ogni scelta va rispettata, ma credo che dimettersi sia una scelta sbagliata. La stima rimarrà sia se deciderà di rimanere segretario, come spero, sia se confermerà le sue dimissioni. Il punto, per me è questo: in tempo di pandemia il Pd non può parlare di se stesso. Non può perché stanno arrivando meno vaccini del previsto, mentre i contagi crescono più del previsto; perché abbiamo bambini, ragazzi e ragazze a casa da scuola e le famiglie in difficoltà; perché ci sono persone che perdono il lavoro e imprese che rischiano di non riaprire più”.
“Ogni giorno mi arrivano centinaia di mail e messaggi che parlano di questi drammi, non dei problemi del Pd. Un partito serve non se discute di se stesso, ma se affronta i problemi dei cittadini. E una classe dirigente è tale se non si divide in gruppi, ma si unisce per assumere decisioni. Tanto più in tempo di pandemia. Basta con le discussioni interne, acceleriamo su quelle per il Paese. Serve questo“.
Marco Miccoli, responsabile lavoro della segreteria Pd, non si tiene e replica a Bonaccini: “Ha ragione Stefano Bonaccini. Basta polemiche interne: ma poteva dirlo a Nardella e a chi da settimane parla solo del Pd, di assetti e contro il gruppo dirigente e soprattutto contro Zingaretti”. Sempre Miccoli in un’intervista aveva puntato l’indice contro coloro che avevano cannoneggiato il segretario Zingaretti: “I nomi sono via via usciti sui giornali: i diversi sindaci, Dario Nardella, Giorgio Gori e Stefano Bonaccini, Matteo Orfini, i capigruppo di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci, i parlamentari di Base riformista. Uno stillicidio di accuse contro il Partito democratico, reo non si capisce di che cosa. La messa in discussione di una linea che era stata votata all’unanimità, alla presenza di tutti gli organismi dirigenti. Salvo poi, riaprire le danze la mattina dopo. Così non si poteva piu’ andare avanti. Stiamo qui a fare politica non per accaparrarci posti e poltrone, ma per dare una mano al Paese”.
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