IVREA. Il Conad di cui si parlava un anno fa, all’ex Caddi di piazza di Città dove entro questa primavera aprirà invece un minimarket Despar, avrebbe dovuto avere secondo le voci che circolavano allora un piccolo bar al suo interno. Il che avrebbe impattato non poco anche sugli esercizi per la somministrazione di cibo e bevande (tre i bar solo in piazza di Città). Quello di cui ha dato notizia il Comune in questi giorni, invece, confermando che ormai è tutto fatto, è un mini market sotto i 250 metri quadri con funzione di negozio di vicinato. Cosa che piace molto ai residenti e che non dispiace ai commercianti che nulla hanno a che vedere con gli alimentari. Mentre spaventa una quindicina di botteghe di alimentari tra via Arduino, via Palestro e zone limitrofe.
I negozianti, insomma, viaggiano su binari diversi. I bar, in particolare, sperano in un maggior passaggio. E vedono di buon occhio la riqualificazione di un locale ormai degradato che in anni normali si presentava con le vetrine impolverate o imbrattate di arance da febbraio a settembre. «Io sono contentissimo – commenta Dario Colombo, titolare del bar Roma, piazza di Città angolo corso Cavour –. Mi dispiace tanto per via Arduino, sempre tagliata fuori, ma so di altri negozi che dalla piazza stanno per trasferirsi in via Palestro. Quindi la piazza rischiava di rimanere mezza vuota. Anche da questo punto di vista l’apertura del Despar è positiva». Di fronte al municipio, il bar pasticceria Tamborini: «Per noi è utilissimo – dice Marco Tamborini – prima, se finivo l’insalata dovevo prendere la macchina e correre al supermercato. Adesso per i piccoli rifornimenti ho il minimarket a due passi. Comodissimo». Possibili problemi di convivenza tra carico-scarico e dehors? «Non credo».
In via Arduino tira altra aria. «Io vendo – lo sfogo di Gianluca Ullo, polleria Tre torri –. Ho letto che il Despar terrà macelleria di qualità, locale. Con questo a me scavano la fossa. Ho aperto il 7 novembre 2019. Dopo è successo di tutto. Non abbiamo avuto nessun appoggio. E adesso è impossibile andare avanti stando dentro alle spese. Io sono sempre io, il mio prodotto sempre quello, di qualità, ma la gente sempre meno. Noi non ce la facciamo più». Alla panetteria Torinese, storica attività di via Arduino, hanno pensato di stare a guardare e poi decidere come orientare l’offerta: «Noi siamo specializzati e la gente ci conosce. Teniamo però anche le bevande o il pacchetto di prosciutto, perché non si sa mai. Ma se non ci converrà più, proporremo solo i nostri prodotti». Palpabile la preoccupazione. «Lo sono un po’ anche io nonostante venda alimentazione di nicchia – dice Debora Noro di Meliloto –. Mi dispiace poi per tutta la via: abbiamo lavorato benissimo l’ultimo anno, sostenendoci l’un l’altro e collaborando quasi fossimo un centro commerciale a cielo aperto. Dobbiamo però restare ottimisti. Io credo che la differenza in un negozio, alla fine, la faccia chi sta dietro al banco». —