Alta incidenza di positivi con un tasso di crescita delle infezioni sopra l’1,5%. Rischio varianti e zone rosse localizzate
PADOVA. Padova la peggior provincia del Veneto per quel che riguarda l’incidenza dei casi di Covid 19. Parla chiaro il grafico elaborato dalla Fondazione Gimbe e realizzato sulla base dei casi confermati dal Ministero della Salute.
Nelle ultime due settimane (2-16 febbraio) infatti ci sono stati in media 220 positivi ogni 100 mila abitanti. In più – altro dato negativo – nella settimana che va da martedì 9 a martedì 16 febbraio Padova ha registrato un incremento percentuale di contagio del 1,6%. La provincia “virtuosa” del Veneto dal punto di vista dei contagi è, invece, Verona con un incremento del 1,1% e un’incidenza di 149 positivi per 100 mila abitanti. La media tra tutte le province della regione è di 1,4% per quel che riguarda l’incremento dei casi e 185 positivi su 100 mila abitati per l’incidenza.
Come si legge il grafico
L’asse orizzontale indica i nuovi casi (incidenza) per 100 mila abitanti, nelle ultime due settimane. Un valore che permette di stimare quanti di questi, in un determinato periodo, potrebbero quindi trasmettere il contagio. L’asse verticale rappresenta invece l’incremento percentuale nell’ultima settimana.
Questo valore indica la velocità di crescita del contagio. Pensando all’immagine di un lavandino, l’asse orizzontale indica quanto la vasca del lavandino è piena d’acqua, mentre l’asse verticale indica quanto velocemente sta uscendo acqua dal rubinetto.
Nel riquadro verde si posizionano le province che registrano numeri e incrementi percentuali inferiori alla media regionale mentre, viceversa, le province del riquadro rosso contano numeri e incrementi percentuali superiori alla media regionale. Il riquadro giallo raggruppa le province che hanno valori superiori alla media regionale per nuovi casi ma un più basso incremento percentuale. Nel riquadro arancione, invece, i casi positivi in quel momento sono meno rispetto alla media regionale ma l’incremento percentuale è superiore, con il rischio di invadere il riquadro rosso.
Il Veneto rispetto alle altre regioni
Se è vero che Padova risulta la città più preoccupante dal punto di vista epidemiologico in Veneto, è anche vero che la nostra regione rispetto a tante altre in Italia è tra quelle che contano una media più bassa tra incremento e incidenza. Prendiamo ad esempio l’Abruzzo. Nella settimana tra il 9 e 16 febbraio si è registrato un incremento percentuale di contagio da Covid del 6,5%.
Nelle ultime due settimane si rileva un’incidenza di 431 positivi per 100 mila abitanti. E non sono da meno regioni come l’Umbria (incremento 5,8%, incidenza 554) la Toscana (incremento 3,3%, incidenza 244), l’Emilia Romagna (incremento 3,9%, incidenza 392) e a seguire tutte le altre. Meglio del Veneto solo Valle D’Aosta (incremento 0,7%, incidenza 94) e Sardegna, solo dal punto di vista dell’incidenza (incremento 1,7%, incidenza 99).
L'epidemiologo
«Rapportando i nuovi casi del Veneto e di Padova con quelli delle altre regioni italiane registriamo indubbiamente l’incidenza più bassa. Nel grafico della fondazione Gimbe il Veneto è in area verde, sotto ci sono solo Valle D’Aosta e Sardegna, mentre regioni come Umbria e Abruzzo registrano un incremento di circa 6-7 volte superiore rispetto alla settimana precedente», spiega il professor Vincenzo Baldo, epidemiologo. «I dati a livello locale sono incoraggianti, certo non bisogna abbassare la guardia. Bisogna continuare con la sorveglianza e con tutti gli accorgimenti che stiamo già adottando, la zona gialla non è certo un liberi tutti. E poi va considerata la questione varianti, che potrebbero da un momento all’altro capovolgere la situazione».
Mantenere alta l’attenzione che non vuol dire promuovere un lockdown generalizzato: «Farlo ora visti i numeri sarebbe preventivo ma con forti ripercussioni, dipende in ogni caso dalla valutazione a livello centrale dei 21 indicatori. Ribadisco l’importanza che tutti adottino le misure preventive ora più che mai (mascherine, distanziamento e igiene delle mani). Le zone rosse localizzate sul modello di Vo’ potrebbero essere una soluzione rispetto ai dati che la sorveglianza ci offre». —