UDINE. Time-out. Le lunghe file fuori dagli uffici postali, con anziani costretti ad attendere, in piedi, al freddo, in molti casi per decine e decine di minuti, sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza dei sindaci Fvg che si preparano a scendere in piazza, lunedì prossimo 15 febbraio, per chiedere a Poste italiane di rispettare le promesse. Impegni presi dall’azienda (nell’arco dell’ultimo anno) che secondo i primi cittadini promette molto e mantiene poco.
A dirlo, giovedì 11 febbraio a Udine, il presidente di Anci Fvg, Dorino Favot, assieme al sindaco di Valvasone Arzene, Markus Maurmair, e alla prima cittadina di Monfalcone, Anna Maria Cisint, che dell’iniziativa è la promotrice: «È urgente che Poste dia risposte concrete nel rispetto delle persone – ha dichiarato –, che investa nel personale e faccia tutto quello che è necessario per garantire i servizi dovuti». Sarà dunque Monfalcone, lunedì, a ospitare la discesa in piazza dei primi cittadini, sindaci di tutta la regione che Anci invita a fare sentire la propria voce. L’appuntamento è per le 17, in via Parini, davanti alle Poste.
«Il tavolo di confronto avviato con l’azienda ormai un anno fa non ha dato i frutti sperati. Abbiamo ottenuto ascolto e cortesia, non fatti concreti», ha esordito ieri Favot elencando le numerose criticità irrisolte, «dal ritardo della consegna della posta, all’anomalia delle raccomandate con deposito, alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli e ancora alla mancanza di Atm».
«Una cosa è certamente invariata – ha detto dal canto suo Maurmair –: l’obiettivo di Poste italiane spa di puntare all’utile. L’emergenza sanitaria è stata un ottimo pretesto per puntare alla riduzione dei costi. Si è ritardato nel riportare gli sportelli agli orari pre-lockdown e si è evitata la sostituzione del personale andato in quiescenza».
Per fotografare con esattezza la situazione, in mancanza d’informazioni “ufficiali “, i sindaci hanno promosso un proprio questionario, inviato a tutti i 215 Comuni Fvg. «Nell’arco di 2 settimane ne abbiamo raccolti 72 e 25 di questi segnalano che ci sono ancora uffici postali a orario ridotto, specie nei pomeriggi» ha fatto sapere Maurmair rilevando che, rispetto a un anno fa, gli uffici hanno subito complessivamente una riduzione di 411, 5 ore di apertura a settimana e, a dispetto delle promesse, ci sono ancora 25 Comuni in regione privi di Atm.
Criticità, quelle segnalate da Anci, che hanno spinto ieri la presidente della commissione Lavoro della Camera, Debora Serracchiani, a chiedere un incontro ai vertici nazionali di Poste. «Tra le questioni sul tappeto – ha evidenziato la deputata Dem – vi è la riduzione degli orari degli uffici postali minori dopo la prima fase di lockdown che si teme diventi permanente e che obbliga i cittadini, per lo più anziani, a stare in coda fuori dagli sportelli, o la richiesta ancora largamente inevasa di installare almeno un postamat evoluto nei Comuni con meno di 5 mila abitanti».
In una nota diffusa ieri pomeriggio, Poste ha dato una prima risposta, confermando da un lato ad Anci e ai sindaci «la piena disponibilità a proseguire un dialogo costruttivo utile a fronteggiare l’emergenza», ma chiarendo altresì di non poter accogliere al momento le richieste avanzate dagli amministratori locali in considerazione della perdurante situazione pandemica. Stando a quanto comunicato dall’azienda, oggi «il 100% degli uffici postali del Friuli Venezia Giulia è aperto al pubblico. Dei 331 uffici presenti in regione, l’82% (271) lavora con orario normale e soltanto il 18% (60) è interessato da una temporanea rimodulazione oraria». Riduzione legata all’emergenza e destinata a rientrare. L’azienda fa sapere infatti di stare «proseguendo nel programma di graduale normalizzazione delle aperture». Per Poste, infine, il personale «è adeguato ai servizi richiesti e ai flussi di clientela». —
