C'è lo «zoom magico», di nome e anche di fatto: il soggetto principale rimane fermo, a fuoco, mentre i dettagli sullo sfondo si avvicinano con ipnotica lentezza. C'è una specie di freezer parziale: una parte dell'immagine s'immobilizza, il resto intanto continua a scorrere. Ecco poi una sorta di Inception pronto all'uso, già proprio come nel film: la stessa scena si sdoppia, per metà si ribalta, si svolge in uno specchio rovesciato. E ancora, il protagonista di una clip si moltiplica in vari cloni di sé stesso, prima di ricomporsi a ritroso, come un nastro che si riavvolge. Se avete visto Alessandro Borghese all'inizio di ogni puntata di 4 ristoranti, avrete subito presente di che cosa si tratta.
Sono tutti effetti speciali parecchio complessi, che richiedono una certa dimestichezza registica, post-produzione, pazienza, attrezzature costose e software astrusi. Oppure giusto il nuovo Mi 11 5G di Xiaomi, uno smartphone che realizza e declina in maniera sorprendente la sua propensione alla creatività. Di serie ha tutta una serie di modalità, funzioni, settaggi automatici che consentono persino al neofita più incapace, al pigro più incallito, di realizzare filmati con cui rastrellare il plauso sui social o strappare icone diluviali di sorrisi nelle chat con gli amici.
È tanto. Se è troppo, se si pratica uno stile espressivo meno appariscente, il nuovo top di gamma della casa cinese alza e di parecchio il livello della resa video e fotografica grazie a un triplo sensore – 108 megapixel il principale, 13 il grandangolare, 5 quello dedicato alle macro – che cattura contenuti di qualità pure quando la luce è fioca, tende allo scarso, pressoché all'assente, al buio pesto. Il comparto è stato ottimizzato sia per i panorami, per garantire visuali a 123 gradi senza fastidiose distorsioni; sia per avvicinare i dettagli minimi, svelandoli con chiarezza e nitidezza. Se non è un microscopico che all'occorrenza telefona e distribuisce like sui social, poco ci manca. La lente per i selfie, infine, è da 20 megapixel.
Caratteristiche principali, prendete nota: schermo generoso, da 6,81 pollici. Un Amoled dall'effetto cinematico, dedicato a chi i contenuti, oltre a realizzarsi, poi vuole guardarli, goderseli. I propri e, certo, gli altrui. La luminosità arriva a 1.500 nit, così quest'estate sotto il solleone non scatteranno maledizioni verso gli ingegneri di Xiaomi, al contrario se ne loderà la lungimiranza; la frequenza di aggiornamento è adattiva, oscilla tra i 30Hz del display always-on, ai 120Hz dello scrolling più aggressivo e compulsivo. Così, quando non si mette il panello sotto stress, la batteria può tirare il fiato. L'audio, invece, transita da due speaker firmati Harman Kardon, per un effetto stereo garantito. Poi, «il Corning Gorilla Glass Victus» fa sapere il produttore in una nota «protegge lo smartphone da danni causati da cadute accidentali. Mi 11 5G adotta una doppia finitura satinata antiriflesso in grado di catturare la luce, e non le impronte digitali».
In generale, il telefono non dovrebbe incontrare difficoltà ad arrivare almeno fino a sera, giacché la batteria vanta 4.600 mAh. Poco male, in caso sia a corto di fiato, si riprende in fretta: passa in 45 minuti dal nulla al tutto, dallo 0 al 100 per cento, grazie alla carica con cavo da 55W; quella senza fili, da 50W, ha bisogno di poco di più, 53 minuti. Nella confezione, oltre al filo, c'è l'adattatore da muro. Xiaomi non segue l'esempio di Apple e Samsung. Un top di gamma richiede alcuni requisiti minimi.
La garanzia di qualità, il Mi 11 ce l'ha sotto il cofano. Monta il processore Snapdragon 888, l'ultima vetta raggiunta da Qualcomm, il solito campione nel coniugare performance e autonomia, stabilità e versatilità nei diversi usi, dal gaming alla produttività, fino, appunto, a quei video con cui questo smartphone dimostra un feeling particolare. Al punto da includere soluzioni che cancellano in automatico distorsioni e rumori molesti nelle registrazioni, perché il girato, oltre a vedersi con qualità, si senta altrettanto bene.
Sempre a proposito di Snapdragon 888, il modulo 5G è interno al chip, non esterno, con un ulteriore guadagno sul piano dei consumi. C'è spazio per due sim, capaci di viaggiare con la massima velocità di connessione disponibile: già, 5G per entrambe le schede, così nessuna deve sentirsi la sorella sfigata dell'altra. Un'ottima strategia, visto che la memoria non è espandibile e se lo spazio finisce o scarseggia, un continuo dialogo con un servizio cloud porterà lo storage potenzialmente all'infinito.
Da menzionare, poi, un ultimo effetto speciale utile. Attraverso un aggiornamento software, il lettore dell'impronta digitale potrà anche rilevare il battito cardiaco. Così, chi non simpatizza per gli smartwatch o non gradisce orpelli al polso, avrà uno strumento a disposizione per tenere sotto controllo un parametro tanto importante.
Mi 11 5G ha subito una dieta rispetto alla generazione precedente: pesa 196 grammi, 12 in meno rispetto al Mi 10. Niente male, contando che i colleghi con display di tale dimensione sforano spesso i 200 grammi e si assestano pure oltre. Si distingue pure per il prezzo: 799 euro per la versione da 8 giga di ram e 128 di spazio d'archiviazione; 899 euro, per la combinazione 8/256 giga. Non si avvicina nemmeno a sfiorare il muro psicologico dei mille euro, che certo non è più un tabù da un pezzo per tanta concorrenza. Sarà disponibile tra poche settimane, a partire da marzo. All'inizio i colori disponibili saranno blu e grigio (o Horizon Blue e Midnight Grey, per stare alle definizioni ufficiali), poi arriveranno una in bianco (Cloud White) e una limitata in omaggio a Lei Jun, il fondatore di Xiaomi.