Di iConsent si sta sentendo parlare parecchio in questo periodo. Tra chi ne sottolinea i pregi e chi ne mette in evidenza i difetti – che all’apparenza sono di più -, sicuramente l’applicazione danese farà parlare si sé. A svilupparla è stata l’azienda Schellenbauer&Co e, attualmente, è disponibile solamente nel paese scandinavo perché lì ha valenza vista l’ultima legge introdotta il 17 dicembre in Danimarca per la quale avere un rapporto sessuale senza consenso equivale a uno stupro. Come funziona iConent? Lo scopo dell’applicazione è esprimere l’esplicito consenso ad avere un rapporto sessuale e, con un solo tap, si afferma di voler avere rapporti sessuali nell’arco delle successive 24 ore con uno o più specifici partner.
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A chi chiede cos’è iConsent basta una frase per rispondere: «Si, acconsento». Un’applicazione che sancisca in maniera facile e veloce il consenso ad avere un rapporto sessuale. Basta premere un bottone per dare un consenso che vale per 24 ore e che può essere ritirato in qualsiasi momento da entrambe le parti, spiega il sito web dedicato. Tutto quello che occorre è essere utenti dell’applicazione lanciata a Copenaghen all’inizio del mese e funziona così: il soggetto A inserisce in applicazione il numero del soggetto B. A quel punto B riceve una notifica e può accettare o rifiutare di dare il consenso. Nel mentre a entrambi gli utenti vengono suggeriti metodi di contraccezione e link a pagine che possano aiutare in caso di abuso e si tratta «solo un’opportunità in più», hanno detto gli sviluppatori dell’app. L’intento, come ha spiegato una delle ideatrici di iConsent alla rivista Femina, è quello di sensibilizzare i clienti anche se ciò non elimina la responsabilità di ciascuno, prima, durante e dopo il rapporto sessuale».
Lo scorso 17 dicembre la Danimarca ha festeggiato la nuova legge sul consenso creata a immagine e somiglianza di quella svedese del 2018. Dal 1° gennaio 2021 se non c’è consenso esplicito un rapporto sessuale viene considerato stupro. iConsent vuole essere una risposta a questa legge nata, a sua volta, basandosi su dati preoccupanti: secondo il ministero della Giustizia in Danimarca ogni anno sono 11.400 le donne che subiscono uno stupro o un tentato stupro. Nonostante questi dati, però, nel 2019 sono state denunciati solamente 1017 casi di stupro e queste denunce sono sfociate in 80 condanne totali. Fino al 17 dicembre in Danimarca era considerato stupro un rapport in cui si potessero verificare minacce o violenza fisica o, ancora, in cui la vittima si trovasse in una situazione di vulnerabilità o coercizione.
L’applicazione è stata accolta con una serie di critiche a partire dal quotidiano Berlingske, il giornale più datato della Danimarca: «L’amore diventerà meno sexy di una conferenza stampa». Moltissime critiche sono incentrate sul fatto che l’amore non sarà più così spontaneo, vedendo nell’app per il consenso esplicito una vera e propria tomba per la sensualità. C’è anche da considerare che il progetto danese Everyday Sexism ha sottolineato un’altro lato dell’app, che si rivela «potenzialmente pericolosa» perché «sembra che protegga, ma cosa succede se ti penti e non puoi più prendere il telefono per ritirare il tuo consenso? Cosa succede se l’incontro evolve in una direzione che non desideri?». Da un lato, quindi, abbiamo l’utilità legale dell’applicazione – seppure in Danimarca sia aperto il confronto su quanto un clic possa valere come prova di innocenza in tribunale – e dall’altro la sensazione che il sesso diventi pura meccanica.
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