Parla la dottoressa del caso in provincia di Lucca: «Continuerò a spiegare a chi me la chiede le ragioni del no»
LUCCA. Reazioni e critiche al suo rifiuto a fornire a una donna che gliene aveva fatto richiesta una confezione di Ellaone (una pillola del giorno dopo), giunte non solo da ambienti femministi, non hanno scalfito i suoi marmorei principi.
Ma - per l’osservanza alle regole che fanno tutt’uno col camice bianco che indossa da oltre cinquant’anni - la dottoressa Maria Rosaria D’Atri ammette che alla fine, davanti al rifiuto a desistere dalla richiesta, procurerà il farmaco, «anche se considero alla stregua di leggi razziali le regole che mi impongono di farlo».
Il giorno dopo il clamore suscitato dal collettivo lucchese Nonunadimeno per il gesto della farmacista di Mutigliano che ha sposato la linea dell’obiezione di coscienza, è la stessa professionista a ribadire le sue intenzioni. «La mia idea personale rimane invariata - sottolinea -: andrò avanti nel mio tentativo di non fornire la pillola del giorno dopo, perché non accetto le menzogne. Non accetto che l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco, ndr) si presti a un gioco degradante anche nel confronto con professionisti e scienziati. Qui si parla di tutela della vita: è scienza, non filosofia. La verità va detta: la pillola del giorno dopo non è innocua, ci sono stati casi di emorragia e anche di morte dopo averla assunta. Ma la maggior parte delle persone non sono al corrente dei rischi. Dovrebbe essere l’ordine italiano dei farmacisti a chiedere all’Aifa di rivedere le sue valutazioni: la pillola del giorno dopo è una pillola abortiva a tutti gli effetti. Io sono convinta di questo, perché questa è scienza. Mi dispiace: io non ce l’ho con Nonunadimeno, ce l’ho con l’Aifa».
La dottoressa D’Atri, 76 anni e migliaia di persone conosciute di là dal bancone della farmacia, la mette sul piano del ruolo essenziale del farmacista, non «un distributore automatico di medicine come caramelle, non un robot, ma un operatore che ha come primo compito quello di educare e di informare chi ha davanti. Anche se mi chiedono un farmaco da banco, in primo luogo domando se si conoscono le conseguenze: a volte le persone escono senza prenderlo, e va bene così».
Lo stesso per quando riguarda la pillola del giorno dopo: a chiunque gliel’abbia chiesta in farmacia, lei ha esposto tutte le "buone ragioni" per non assumerla, compreso il fatto che «si tratta di una pillola abortiva e non di un farmaco di emergenza». Finora, mai nessuna o nessuno si è impuntato dicendo, comunque, «la voglio»? La dottoressa D’Atri risponde che «non è mai successo. Ma se mi dicesse "sì", allora me la dovrei procurare. Anche se sono contraria: oltretutto deresponsabilizza i maschi. Invece bisognerebbe educare i giovani all’amore e non dire "tanto c’è la pillola del giorno dopo"».
E la pillola contraccettiva? «Quella non l’ho mai negata a nessuno - risponde la farmacista -: tra i due mali, scelgo il minore. Ma a tutte le donne o ragazze che vengono a prenderla in farmacia domando se la sopportano, se gliel’ha data il ginecologo. Vengono ragazze anche di quindici anni. Se una donna prende la pillola per un tempo breve, non ha ripercussioni sul suo organismo. Ma se la assume per molti anni, il rischio è la sterilità. E io metto in guardia dal rischio». --
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