Questa volta Ylenia Demeo e Martina Facchini hanno vinto la paura. Le giovani, poco più che 20enni, hanno deciso di uscire pubblicamente allo scoperto denunciando di essere state anche loro vittime di Alberto Genovese, il noto imprenditore delle start up arrestato lo scorso novembre con l'accusa di violenza sessuale su una 18enne.
E per raccontare l'orrore vissuto hanno scelto il programma di La7 Non è l'Arena."Ho impressa la sua faccia mentre rideva e godeva del fatto che io urlassi e piangessi". Inizia così il racconto choc di Ylenia, una delle vittime che hanno avuto il coraggio di denunciare Genovese. L'uomo avrebbe commesso diversi stupri nel suo attico vista Duomo, chiamato Terrazza Sentimento, dove di solito organizzava festini con la droga. "Immagino Alberto su di me, a lui piaceva vedermi piangere e urlare", ha continuato Ylenia. La ragazza ha poi spiegato cosa accadeva durante gli incontri: "Lui mi passava il piatto con la droga e mi diceva sempre che era cocaina, ma in realtà era un'altra sostanza perché io non ricordo niente". La testimonianza di Ylenia è davvero cruda. La giovane ha affermato che oggi prova un certo disagio e una grande rabbia verso coloro che stanno proferendo parole offensive nei suoi riguardi. "Non mi abbasso ai livelli di chi mi insulta - ha spiegato - ma quello che è successo a noi può succedere a chiunque. Quando leggiamo quei post offensivi, che dicono che ce lo siamo meritato, la rabbia aumenta. Si fa tanta fatica, soprattutto che ora le mie cose intime sono dette in tv davanti a tutta Italia". Ylenia, con uno scatto d'orgoglio, afferma che "siamo tornate qui per difenderci perché non abbiamo nessuna colpa".
La stessa ragazza ha ammesso di sentire ancora il dolore e di avere la sensazione di rivivere quell'incubo: "Quando chiudo gli occhi e vedo Alberto su di me. A lui piaceva vedermi piangere e urlare. Ho dei flashback, ma ha ragione l'altra ragazza: è una fortuna non ricordare". Ylenia ha anche raccontato che il giorno prima di quanto accaduto con la ragazza che ha fatto scoppiare il caso "era stato con me, sono successe le stesse cose, infatti io poi sono scappata. Ho impressa la sua faccia mentre rideva, godeva del fatto che io urlassi, ricordo i dolori, nient'altro. In camera da letto sono entrata consenziente, poi lui mi passava un piatto, io chiedevo se fosse cocaina, lui diceva di sì, ma in realtà non lo era perché io non ricordo proprio niente".
Le due ragazze hanno spesso fatto fatica a trattenere le lacrime in studio ma hanno voluto sgombrare il campo da dubbi ed equivoci."Avere notorietà per ciò che ci è successo non ci interessa, anzi abbiamo dovuto rifletterci su molto. Per venire qua ci vuole grande coraggio", ha, invece, spiegato Martina. Quest'ultima ha ammesso di avere un ricordo molto nitido di quello che è accaduto a proposito della serata in cui sarebbe stata abusata: "Una sera eravamo andate a casa di Genovese ed eravamo solo in quattro, mi avevano invitato dicendo che ci sarebbero state più persone. Invece eravamo due ragazze e un ragazzo del mio entourage, a fine serata sono rimasta sola con Genovese. Abbiamo continuato a drogarci".
Stando al racconto della giovane, lui avrebbe insistito per darle altra droga e di fronte al suo rifiuto, l'avrebbe forzata: "A un certo punto lui mi offre un'altra botta, io gli dico di no perché ero già un sacco fuori. Lui insiste e allora io faccio finta, ma lui si arrabbia e mi dice di non prenderlo in giro. A quel punto è venuto vicino a me, io ero sdraiata, e mi ha passato la mano con qualche sostanza sotto il naso e da quel momento io non ricordo più niente", ha spiegato piangendo. La ragazza ha ammesso di far uso di droghe. "Noi non assumevamo spontaneamente ketamina, cocaina sì, ma non la ketamina", ha affermato Ylenia.
Giletti ha ricordato che Martina avrebbe subito una prima violenza a Milano ma poi si era recataa Ibiza perché "non ne aveva consapevolezza". A quel punto la ragazza scoppia in lacrime: "In Spagna ho la certezza di aver subito violenza. Anche i suoi amici ci dicevano che Alberto esagerava, ma noi pensavamo che non avrebbe mai superato i limiti. Nel gruppo girava la frase 'prima o poi scapperà il morto".