FERRARA. Anestesista in pensione, 69 anni, per non arrugginirsi gestisce un piccolo ambulatorio privato. «Ritirarmi sulla panchina del parco pubblico? Non fa per me, preferisco tenermi in attività, sentirmi utile. Ma se oggi sono qui, all’ex Sant’Anna, c’è anche un’altra motivazione ed è di natura etica», risponde il dottor Umberto D’Antonio. Dal 4 gennaio scorso, assieme a una ventina di colleghi in camice bianco che hanno lasciato il lavoro per raggiunti limiti di età, D’Antonio indossa nuovamente il camice bianco per somministrare il vaccino anti-Covid.
Ieri era in servizio nell’Area 19, in uno dei tre ambulatori della Cittadella della Salute “San Rocco” allestiti per immunizzare gli operatori sanitari che hanno aderito alla campagna di prevenzione. A condividere il turno con lui i colleghi Carlo Zanotti e Maria Contiero, assieme ad un gruppo di collaboratrici: Valentina Marzola, Priscilla Tatullo e Tiziana Liguori.
IN TURNO DA VOLONTARI
«Non si può restare indifferenti a quanto sta succedendo nel nostro Paese, e anche altrove – spiega D’Antonio – Ancora tanti morti, tanti ricoveri e tanti contagi. L’emergenza ci sta chiamando a svolgere un compito che è al servizio dell’intera collettività, ho ritenuto che non fosse il momento di ignorare questa necessità che ci tocca tutti da molto vicino». Poter parlare con i colleghi già usciti dal servizio attivo, sentirsi parte di una “squadra” è stato utile per poter affrontare le prime difficoltà operative.
«Siamo volontari, giriamo e vacciniamo l’utenza nelle sedi dove si presta servizio. L’ho fatto all’ospedale del Delta, oggi sono qui - precisa D’Antonio - Non c’è una sede fissa, ma questa fase sta per terminare. A breve parteciperemo anche noi al piano provinciale delle vaccinazioni di massa. Ci sarà da fare per mesi, ne siamo consapevoli. Ma per uscire da questo momento così difficile serve l’apporto di tutti».
Il rischio di contagio? «Non è certo una novità per un medico sapere che svolgendo questo servizio si può arrivare a contatto con il virus – prosegue l’anestesista – Ci sono regole di prevenzione che vanno rispettate e noi lo facciamo. La priorità è mettere nel più breve tempo possibile al sicuro la popolazione». C’è un turno mattutino e uno pomeridiano: di fatto la copertura del servizio parte presto, alle 7, e si allunga fino a sera, alle 19; nel week end fino alle 20.
Le procedure includono una serie di operazioni, come l’anamnesi, la raccolta degli elementi identificativi del vaccinando, la segnalazione di particolari patologie o allergie al vaccino, il consenso informato. L’iniezione è solo un atto che ne precede altri e a cui segue la fase di attesa, per la verifica di eventuali effetti collaterali. Chi si è seduto in ambulatorio e ha scoperto il braccio in queste settimane è prevalentemente un operatore in servizio in una struttura sanitaria. «Ripensamenti? No, piuttosto qualche dubbio dell’ultimo minuto - puntualizza il medico - Ma chi viene qui ha già preso la sua decisione e sa che è una scelta che protegge lui e gli altri».
A regolare il rapporto con l’Asl è una convenzione. «Come volontari – aggiunge il medico – non percepiamo compensi. Solo un rimborso spese per il carburante e, per chi non aveva più un’assicurazione, per la polizza». —
Gi.Ca.
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