foto da Quotidiani locali
UDINE. Il moltiplicatore è 8. Tra la prima e la seconda ondata dell’epidemia da coronavirus, il numero dei contagiati è 8 volte maggiore. È questo uno dei dati che arrivano dall’Instant Report dell’Alta scuola di Economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica.
Otto volte
«Considerando uno stesso numero di giorni (109) la seconda ondata di contagi da Covid-19 ha interessato un numero di italiani 8 volte superiore rispetto alla prima. Nella prima ondata (dal 24 febbraio all’11 giugno) - si legge nel rapporto - si sono infettate 236.134 persone; nella seconda ondata (dal 14 settembre al 31 dicembre) il numero di contagiati è stato pari a 1.822.841».
Due eventi
Come già osservato nel numero speciale del Report Altems di fine anno, la pandemia è una ma sembrano quasi due eventi diversi. «Se la prima ha visto raggiungere il suo picco (in molti indicatori) in poche settimane - spiega Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica Altems -, la seconda è invece caratterizzata da un’onda lunga, che ha raggiunto più lentamente i picco». La percentuale di coloro che hanno dovuto sperimentare una terapia intensiva «è simile tra prima e seconda ondata (rispettivamente il 10,6% e il 9,3%)».
Posti letto
I dati sulla disponibilità di posti letto in terapia intensiva e quelli sull’implementazione del personale mostrano, impietosamente, che il sistema in molte Regioni si è trovato ugualmente spiazzato nell’affrontare sia la prima che la seconda ondata del Coronavirus.
Per quel che riguarda il Friuli Venezia Giulia, prima dell’emergenza i posti letto di terapia intensiva erano 120; ad aprile erano arrivati a 213. Successivamente la regione si è strutturata incrementando la dotazione iniziale di 55 posti letto portando l’organizzazione ai 175 attuali, +46% rispetto al periodo pre-pandemico. La media nazionale è +67%, con una ampia variabilità regionale.
Personale medico
Nonostante le difficoltà note nel reclutare personale medico, il Fvg, sempre da inizio epidemia, è riuscito a potenziare l’organico (i dati sono rintracciabili anche nel grafico qui sopra). Parliamo di +149 unità con un incremento del +6% (contro il +5% nazionale, con una ampia variabilità regionale). Ovviamente la “mission” non si è ancora conclusa, ma le nuove assunzioni si scontrano con la disponibilità di queste figure professionali sul mercato.
Dinamica del contagio e letalità
Durante la prima ondata (24 febbraio - 11 giugno) 236.134 persone si sono infettate mentre nella seconda ondata (14 settembre - 31 dicembre) il numero di infetti è stato pari a 1.822.841. Il picco giornaliero nella prima ondata è stato di 6.557 persone e si è raggiunto dopo 27 giorni dall’inizio dell’epidemia, il 21 marzo; nella seconda ondata il picco giornaliero di contagi è stato pari a 40.902 casi e si è raggiunto al 61° giorno (il 13 novembre).
Il massimo tasso di positività (rapporto tra nuovi casi e tamponi effettuati) nella prima ondata è stato pari al 46% e si è raggiunto al 15° giorno; nella seconda ondata il massimo valore si è raggiunto dopo 61 giorni ed è stato pari al 17,9%.
Durante la prima ondata sono decedute complessivamente 34.167 persone, nella seconda ondata 38.549. Il picco massimo dei deceduti in un giorno nella prima ondata si è raggiunto dopo 33 giorni (989 persone) e da quel momento in poi l’andamento è stato decrescente.
Nella seconda ondata il picco massimo di 993 deceduti in un giorno si è raggiunto dopo 81 giorni e l’andamento si è mantenuto altalenante e stenta a declinare definitivamente.
Ricoveri
I ricoverati in terapia intensiva rispetto al totale dei ricoverati sono stati pari al 10,6% nella prima ondata e 9,3% nella seconda anche se con andamenti diversi.
Nella prima ondata il picco in questo rapporto è stato pari al 23,3% e si è raggiunto al secondo giorno (con pochi casi) ed è poi decresciuto arrivando al valore minimo del 5,4% al giorno 109. Il picco nella seconda ondata è stato pari al 10,4% ed è stato raggiunto l’84° giorno ma, diversamente dalla prima ondata, si è stabilizzato con una media del 10% dei pazienti ospedalizzati che risultano ricoverati in terapia intensiva.—