Si va all’appello bis anche per due responsabili della Cima di Bozzolo. Rabbia dei parenti delle vittime
ROMA. Prescrizione per gli omicidi colposi e nuovo processo di appello per disastro colposo nei confronti degli ex vertici delle ferrovie, tra cui Mauro Moretti, ex ad di Rete Ferroviaria Italiana ed ex ad di Ferrovie dello Stato. È la decisione della Cassazione sul processo per la strage di Viareggio avvenuta la notte del 29 giugno del 2009, quando, in seguito al deragliamento e all’incendio di un vagone cisterna con gas gpl di un treno merci, ci furono 32 vittime, tra cui 3 bambini, oltre a molti feriti e ingenti danni.
I giudici hanno ribaltato la sentenza della Corte di Appello di Firenze e fatto cadere l’aggravante relativa alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e, per questo, il reato di omicidio colposo contestato agli imputati è stato dichiarato prescritto. Inoltre la Suprema corte ha annullato anche alcuni risarcimenti per 22 parti civili tra associazioni e sindacati.
La sentenza riguarda direttamente i due rappresentanti della Cima riparazioni di Bozzolo, dove erano stati montati sotto il carro merci poi deragliato assali e ruote arrivati dalla Germania, dall’officina Jungenthal. Mentre nel processo d’appello il titolare Giuseppe Pacchioni e Massimo Vighini, caposquadra addetto al controllo finale della produzione dell’azienda, erano stati assolti, erano rimaste le condanne, sia pure con pene ridotte, per Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico della commessa carri, e a Paolo Pizzadini, capo commessa: dalla condanna a sei anni e mezzo in primo grado a quattro anni.
E ora per loro si profila un nuovo processo d’appello. «La Cassazione ha prescritto l’omicidio colposo, che pesava moltissimo, ma ha confermato il disastro ferroviario colposo, quindi si torna in aula per la rideterminazione delle pene» conferma l’avvocato Arrigo Gianolio.
Una sentenza accolta con soddisfazione dai difensori dei principali imputati, l’ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi – per i quali l’Appello verificherà la sussistenza di eventuali profili di colpa – ma con amarezza dai familiari delle vittime. Dure le parole di Marco Piagentini, presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei” costituita dai familiari delle vittime: «Oggi tutto il paese ha perso. Con la parola prescrizione è stato dato un colpo di spugna a tutto quello che è il lavoro fatto fino ad oggi e la ricerca della verità e della giustizia».
E nel pomeriggio è arrivata anche la reazione del governo: «In un paese civile non può esistere che la morte orribile di 32 persone resti senza colpevoli e la prescrizione impedisca l’accertamento delle responsabilità di chi doveva vigilare e poteva impedire che si verificasse una strage e non l’ha fatto» commenta il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Roberto Traversi. «È arrivato il momento che questo Paese abbia una nuova legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che renda chiare le responsabilità di vigilanza e tuteli la sicurezza dell’utenza».