CASTELNOV MONTI. Lepri salve 20 giorni prima della chiusura ufficiale della caccia, il prossimo 6 dicembre, almeno nell’area territoriale di caccia della montagna. Dal 17 novembre, infatti, i cacciatori dell’Atc 4 non imbracciano più i fucili contro le lepri, anche nel, seppur limitato, ambito territoriale del Comune di appartenenza, dove sarebbe loro consentito cacciare pure con le recenti restrizioni agli spostamenti dovute al passaggio della regione Emilia Romagna in zona arancione.
Passaggio che comporta, come ormai è noto, il divieto agli spostamenti da Comune a Comune e che già aveva rischiato di azzerare l’attività di caccia, per esempio, in battuta al cinghiale (cosa non avvenuta in deroga alle limitazioni per la sussistenza dell’utilità sociale di quest’ultima attività). Uno stop alla caccia alla lepre che gli appartenenti all’Atc 4 si sono autoimposti «per senso si responsabilità». A spiegarne il motivo è il presidente dell’Atc 4, Roberto Pagani: «Tutto nasce dal divieto di immettere lepri estere sul nostro territorio da parte del servizio territoriale Agricoltura, caccia e pesca di Reggio Emilia. Da qui la nostra richiesta alla Regione di anticipare la chiusura della caccia alla lepre, per salvaguardare il patrimonio faunistico». Un’iniziativa, quella di richiedere la sospensione anticipata, partita dall’Atc 4 e alla quale hanno aderito anche gli altri ambiti territoriali della provincia. «Ma dalla Regione non abbiamo ricevuto risposta – dice Pagani –. Così noi dell’Atc 4 abbiamo deciso di autolimitarci al prelievo».
Mancando l’ufficialità di una chiusura anticipata i cacciatori della montagna si sono posti il problema del danno che l’attività venatoria avrebbe potuto arrecare alla popolazione autoctona delle lepri e alla gestione faunistica del territorio.
Dopo un confronto interno, alla fine, hanno deciso «in modo autonomo e unanime» di non sparare più alla lepre fino alla fine della stagione 2020: «Ci siamo presi un impegno l’uno nei confronti dell’altro, una decisione molto delicata ma ricca di significato che dimostra come il buon senso in montagna prevalga sugli egoismi personali. Speriamo che questa iniziativa sia seguita anche dai segugisti degli altri Atc provinciali», dicono ora.
Le lepri vengono normalmente immesse sul territorio nell’ambito dell’attività di gestione faunistica riconosciuto di competenza anche degli Atc. Nell’impossibilità, visti i divieti in essere agli spostamenti, di utilizzare lepri catturate in territori limitrofi, l’unica possibilità in questo periodo era di ricorrere a lepri acquistate e di provenienza estera.
Di qui il divieto, come si evince da una lettera interna firmata dalla dirigente Mariapia Tedeschi del Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca della Regione a Reggio, in tempi in cui la minaccia della diffusione della peste suina è sempre più vicina ai confini italiani e rischia di entrare nel nostro territorio attraverso animali provenienti da altri paesi. Un divieto, quello dell’immissione di lepri provenienti dall’estero che pare sussista però solo nella nostra provincia, in tutta la Regione. Cosa che non ha mancato di suscitare qualche malumore. Non certo tra le nostre lepri, ora libere dalla minaccia dei fucili. —
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