MANTOVA. Superato il tetto dei 10mila contagiati dall’inizio della pandemia da coronavirus. Una soglia perlopiù psicologica, perché se il dato assoluto dà un’idea della dimensione che ha assunto l’emergenza sanitaria, in realtà fornisce solo un quadro parziale di quanto è accaduto in questi mesi e di quanto stia succedendo nelle ultime settimane. Sì, perché da quei 10mila positivi occorre togliere i decessi e i guariti per ottenere il numero degli attuali contagiati dal virus. E quindi la domanda: quanti sono oggi i guariti e gli ancora positivi rispetto ai 10mila mantovani che sono venuti a contatto con Covid-19? E quante persone sono decedute?
In primavera si contavano soprattutto positivi e decessi, oltre naturalmente agli ospedalizzati e ai ricoverati nelle terapie intensive. Oggi si guardano anche gli incrementi e i decrementi dell’andamento della curva, il tasso di positività sui tamponi e l’indice di contagio Rt.
Sono i due dati che per mesi tutti si sono chiesti. Secondo i numeri elaborati dall’Ats Val Padana al 15 novembre scorso i guariti dal coronavirus in provincia di Mantova sono 3.224, più o meno il 37% del totale dei positivi dall’inizio della pandemia. Sempre a quella data, metà novembre, i mantovani che risultano ancora positivi al Covid-19 sono 4.672, pari a poco più della metà dei contagiati, sempre da inizio pandemia.
Sempre facendo riferimento alla situazione al 15 novembre i decessi registrati sono 827, pari al 9% dei casi di contagio totale. Una percentuale certamente preoccupante, ma al di sotto di quella registrata nella vicina provincia di Cremona, dove il dato ha superato il 12%.
Del resto facendo un raffronto con i morti nel Cremonese si scopre che al di là del nostro confine i decessi sono stati 1.321. Infine, esaminando l’area geografica dell’Ats Val Padana (Mantova e Cremona) si scopre che i decessi hanno colpito più gli uomini (60%) rispetto alle donne (40%).
Nel Mantovano nessun morto per Covid nella fascia fino ai 18 anni. Tra i 19 e i 50 anni i decessi sono stati dieci, in quella tra i 51 e i 70 anni sono stati 66, mentre gli over 70 stroncati dal virus sono stati 751, pari al 91% del totale.
La zona più colpita è quella del Casalasco-Viadanese che dall’inizio della pandemia ha registrato più di tremila casi di positività e 277 decessi. Seguono nell’ordine l’Alto Mantovano con 2.328 positivi e 257 decessi, il Basso Mantovano, con 1.884 positivi e 184 decessi e l’area di Mantova con 1.716 positivi e 147 decessi.
Il numero dei nuovi positivi negli ultimi giorni è ancora altalenante, ma occorre sempre considerare il numero dei tamponi giornalieri e il fatto che circa il 60% dei contagiati è asintomatico, anche se comunque in grado di infettare ugualmente.
Quello che occorre osservare è il tasso di positività sui tamponi, che nelle prime due settimane di novembre è stato rispettivamente del 18,6% (1.571 positivi su 8.448 tamponi) e del 21,2% (1.560 positivi su 7.372 tamponi).
Tanto? Poco? Dipende sempre, come ormai tutti sanno, dal numero dei tamponi eseguiti. Il raffronto lo si può comunque fare con il tasso a livello nazionale, che a metà novembre era del 17,4% (ieri 22 novembre sceso al 15,1%), e il tasso lombardo, che sempre a metà novembre viaggiava intorno al 20% e ieri è sceso al 17% .
È notizia di pochi giorni fa che secondo i dati elaborati dalla fondazione Bruno Kessler di Trento l’indice di contagio Rt nel Mantovano è pari 1,6 contro l’1,18 a livello nazionale e l’1,15 in Lombardia. L’indice Rt è il tasso di contagiosità e misura la capacità di un’epidemia di espandersi.
Se questo valore è superiore a 1 significa che in media una persona infetta sta contagiando più di una persona e che dunque l’epidemia è in espansione.
Affinché la pandemia rallenti l’Rt deve essere inferiore a 1. Il dato, comunque, per ottenere un allentamento delle misure di restrizione adottate dal governo va incrociato anche con il rischio, cioè con il valore dei ventuno indicatori scelti dal governo centrale.