REGGIO EMILIA
C’è bisogno di cultura più che mai. E se nella prima ondata di Covid -19 il sacrificio e la difficoltà, motivate da una scelta etica, vedevano nella ripartenza una speranza, oggi in questa seconda ondata pandemica è molto difficile fare un salto in avanti, pensare a come affrontare questo momento e immaginare il futuro.
Il tema
Per questo motivo per iniziativa dell’assessora alla cultura Annalisa Rabitti la redazione del Focus Cultura del sito Eventi del Comune di Reggio Emilia, piazza virtuale di promozione e valorizzazione delle attività e progetti culturali, ha deciso di dare spazio alla riflessione, ai Pensieri raccogliendo, oltre a interventi sul patrimonio e le attività culturali della città, alcuni significativi contributi in cui direttori di musei, architetti, poeti, danzatori, artisti affrontano questo momento, riflettendo sul vivere e cambiare. L’arte non è relegata in una torre d’avorio. Ed è proprio in questi periodi così complessi che c’è più bisogno della saggezza e del senso di prospettiva della cultura e dell’arte per arricchire la vita, metterla in discussione, per focalizzarsi su ciò che conta, per ricordarci della nostra umanità e fare da specchio alle paure.La sezione cultura del portale eventi del comune (eventi.comune.re.it/cultura) da oggi con nuovi contenuti, in aggiornamento, cercherà dunque di intercettare i Pensieri.
La pandemia
Il primo video-intervento è quello di un nome di prestigio internazionale James Bradburne, architetto, designer e museologo anglocanadese che ha progettato padiglioni di esposizioni mondiali, centri scientifici e mostre d’arte internazionali. Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, dedicandosi a trasformare il Palazzo in un centro culturale dinamico dal 2006 al marzo 2015, Bradburne ora è direttore generale della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca nazionale Braidense. L’architetto svolge alcune importanti considerazioni sull’imparare distinguendo cosa abbiamo imparato nel primo lockdown e cosa invece impariamo in questa seconda fase. Se nella prima ondata abbiamo compreso cosa è possibile fare online, in questa stiamo imparando a conoscere i limiti, cosa non possiamo fare: non possiamo avere relazioni e fidarci di quello che vediamo sullo schermo. Una situazione che colpisce gravemente gli anziani che non sono digitali, ma il rischio più grande – secondo James Bradburne – è quello che corrono i bambini perché una parte essenziale della nostra umanità non può avvenire solo in persona, in relazione, in scambio. L’architetto aggiunge che se vogliamo creare un futuro è necessario puntare sull’infanzia a cui però non è possibile sottrarre il contatto. Oggi la cultura dell’infanzia è minacciata.
Sistema al collasso
Franco Berardi, Bifo, noto saggista, filosofo e agitatore culturale italiano interviene con un contributo su “Esiste una questione specifica della cultura nella transizione pandemica?”. Pensare alla sopravvivenza della cultura, degli operatori culturali e degli artisti in epoca di pandemia, significa ricondurre il problema a quello dell’intero corpo sociale: si può parlare infatti di sindemia, intesa come concorrenza di pandemie diverse, di processi patologici che hanno attaccato da tempo l’economia, la geopolitica, la psicosfera e anche le attività espressive. La sindemia mette in discussione non solo la concezione del lavoro e del salario come sono stati intesi fino ad ora, ma riporta in primo piano il problema del diritto all’esistenza, della redistribuzione della ricchezza, del reddito garantito per tutti. In questo momento, la cultura deve affrontare il fatto che la crisi ha provocato una diffusione senza precedenti delle tecnologie digitali, facendo convergere nella rete telematica una molteplicità di linguaggi e le loro modalità di fruizione. Di fronte a tutto questo, per l’arte e la cultura in generale si tratta “di fare, di inventare, di immaginare”, perché la creazione di forme nuove non dipende da alcuna autorità: da nuovi linguaggi e nuovi immaginari potranno forse sprigionarsi quelle energie capaci di trascinare un sistema sociale al collasso verso forme di vita egualitarie e frugali che allontanino la minaccia della barbarie e dell’estinzione.
La strada della poesia
Il poeta e curatore Guido Monti affronta nel suo articolato intervento “Le grandi voci della poesia ancora ci indicano una strada”, la relazione tra tempo presente e poesia, alla luce di tre grandi di tutti i tempi: Hölderlin, Leopardi, Baudelaire. Riprendendo la domanda di Hölderlin ripresa nei saggi di Heidegger “perché i poeti nel tempo della miseria?”, Monti ricorda che nei tempi di miseria, i poeti riconoscono la mancanza di poesia come mancanza, custodendone però la destinazione. «Cioè a dire i grandi poeti non si fanno prendere nell’esca del mondo, dalle sue lusinghe, dal suo progresso, dal suo orrore, insomma dalla sua storia. Essi hanno sempre contestato le magnifiche sorti e progressive anche, presuntivamente della poesia. Naturalmente nella poesia si parla anche di mondo, ma non nel modo in cui parlano del mondo le scienze, i saperi, le pratiche. Si parla del mondo che è fondato sulla parola, non viceversa». Monti affronta con gli esempi di Leopardi e Baudelaire il tema del male e della necessità per la poesia di esser coscienti di far parte del male, per ricercare il nuovo.
Collezione Maramotti
Al tema Pensieri contribuisce la Collezione Maramotti, che offre al portale “Fantasie in corso: una mostra e sguardi diversi su Carlo Mollino”. Trasformazione e creazione visionaria accomunano i tre autori presenti nella mostra Mollino/Insides aperta a ottobre. L’esposizione, che include una serie di nuove opere pittoriche di Enoc Perez, realizzate specificamente per la Collezione, e fotografie di Brigitte Schindler e Carlo Mollino, rappresenta un percorso all’interno dell’ultima enigmatica dimora torinese di Carlo Mollino.
Danza
Nel portale viene ospitato lo spettacolo integrale Love Poems di MM Contemporary Dance Company andato in scena al Teatro Comunale di Modena per la prima volta senza pubblico in sala, accompagnato dalle riflessioni di Michele Merola su questa messa in scena, sui timori e le speranze per il futuro e sulla necessità della relazione. In scena tre nuove coreografie.
Polo delle arti
Art Container, il nuovo polo delle arti a Reggio Emilia partecipa invece con “Memoria Contemporanea”. Una parola: Trasformazione. Insieme ai giovani danzatori del corso di formazione professione Studio XL, la danza diventa movimento verso nuovi spazi, spostandosi in un ambiente naturale di alberi, sassi, sguardi di passanti, rumori di auto, voci di bambini. Tutti i contenuti sono online su eventi.comune.re.it/cultura e Facebook e Instagram @cultura reggio emilia e saranno implementati fino a dicembre quando subentrerà il nuovo tema Luce. —
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