PISTOIA. Quei soldi li aspettavano da 23 anni, dall’aprile del 1997. E per intascarli non era bastata la sentenza del Tar della Toscana, che, più di tre anni fa, aveva accolto il loro ricorso, ma hanno dovuto attendere affinché la Regione Toscana desse seguito a quella sentenza per risarcire i sette proprietari dei terreni – tra l’altro adibiti a vivaio in piena terra – su cui è stata realizzata la Variante Lucchese, fra Spazzavento e Masotti.
Terreni che, a causa di un rimpallo burocratico di competenze fra Anas, Regione e Provincia che si è protratto per due decenni, erano stati loro tolti d’urgenza con un decreto della prefettura ma mai ufficialmente espropriati. E quindi mai pagati.
La sentenza del Tribunale amministrativo regionale è del settembre 2017, ma c’è voluto fino ad ora perché fosse adottato il provvedimento previsto dall’articolo 42 bis del Testo unico degli Espropri.
«Uno degli ostacoli maggiori – spiega l’avvocato Fabio Cannizzaro, che ha rappresentato i sette proprietari espropriati nella loro battaglia legale – è dipeso dal fatto che l’Anas, nel 2002, prima di trasferire la strada alla Regione, si era senza titolo alcuno intestati in Catasto tutti i terreni interessati dall’esecuzione dell’opera. Questo ha portato come conseguenza che molti atti successori privati non hanno interessato quelle particelle, ragion per cui gli attuali legittimi proprietari si sono dovuti sobbarcare regolarizzazioni notarili lunghe e costose. Situazione colta opportunisticamente dalla Regione per ritardare l’applicazione della decisione del Tar. Finalmente, dopo molto discutere, con un provvedimento del 14 ottobre, l’ufficio competente ha disposto l’acquisizione dei terreni dei ricorrenti (molti altri sono sempre di proprietà privata) al patrimonio regionale».
«Certamente – prosegue il legale pistoiese – l’errore della mancata emissione dei decreti d’esproprio da parte dell’Anas, nei confronti della quale la Regione ha rivalsa in forza della citata sentenza, è costato caro, dal momento che la Regione fu condannata a pagare ai proprietari la somma complessiva di circa 150.000 euro per risarcimento del danno da mancato godimento dei terreni; e, per l’acquisizione a sanatoria, circa 420.000 euro».
Un’odissea che per i sette ricorrenti inizia il 20 maggio 1996, quando i loro terreni coltivati a vivaio nella frazione di Spazzavento vengono dichiarati di pubblica utilità da parte dell’Anas per la realizzazione della variante alla Ss 435. Il 12 febbraio 1997, dalla prefettura, arriva il decreto di occupazione d’urgenza e, nell’aprile successivo l’impresa appaltatrice ne entra in possesso. Fatto sta che l’Anas non provvede ad emettere alcun atto di formale acquisizione della proprietà. Intanto il lavori si concludono il 27 luglio 2001. Poi la viabilità viene trasferita alla Regione, che, dal 28 settembre 2001, la consegna alla Provincia. Il tutto senza che arrivi mai il decreto di esproprio.
Un passaggio di competenze che porta ad uno scaricabarile sugli espropri a cui pone fine il Tar: di fatto la Regione è il soggetto detentore qualificato del bene, e ad essa, a far tempo dalla consegna da parte dell'Agenzia del Demanio (28 settembre 2001), incombeva l’onere di promuovere e sollecitare la tempestiva emissione del decreto di esproprio da parte del titolare del potere espropriativo, ossia l’Anas.
«Si può pensare che “la storia infinita della variante”, cominciata nel 1997, sia conclusa – sottolinea l’avvocato Cannizzaro – Non è così, poiché la Regione non ha accolto la richiesta di valutare alcuni terreni secondo ildisposto dell’articolo 33 del Testo unico degli espropri: l’esproprio sanante è solo parziale, in quanto ha diviso in due aziende le vivaistiche, con ulteriore grave danno. E’ probabile, quindi, che il contenzioso si sposti davanti alla Corte di appello».