Nato a Rivignano, fu anche rettore del seminario di Castellerio e dell’Abbazia di Rosazzo
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C’è chi lo ricorda in occasione del proprio matrimonio, chi per aver battezzato i figli o per aver impartito la prima comunione, per essere stato vicino a un familiare morente, o, al contrario, partecipe di allegre gite fra giovani: sono tanti che dicono di non poter dimenticare don Remo Bigotto, morto dopo 60 anni di vita consacrata a Dio e ai fratelli. Nativo di Driolassa, aveva 86 anni e si è spento, ospite della Fraternità sacerdotale di Udine, dopo aver operato in molte parrocchie: per lunghi anni a Codroipo e da ultimo a Rivignano Teor. Sono tantissimi quelli che, nei messaggi di cordoglio sui social, ne ricordano il sorriso, la mitezza, la disponibilità.
«Era ricoverato da due settimane all’ospedale di Latisana – riferisce il parroco di Rivignano, monsignor Paolo Brida – e pareva aver superato le difficoltà gravi di salute, quindi era stato dimesso ed era tornato alla Casa del clero. Ma poi le condizioni si sono aggravate e si è spento, serenamente come era vissuto». Ordinato sacerdote nel 1959, don Remo è stato rettore del Seminario diocesano di Castellerio e pure dell’Abbazia di Rosazzo. Ha guidato le parrocchie di Barazzetto, Plaino, Sedegliano, Moggio Udinese, Rivolto e appunto Codroipo. Nominato canonico del Capitolo metropolitano di Udine, era tornato poi un anno e mezzo fa a Driolassa, dove abitava con la sorella Mariangela, mettendosi al servizio della collaborazione pastorale di Rivignano e celebrando una messa al giorno e di domenica due. A Codroipo è stato parroco per 16 anni, nei quali ha voluto i lavori per la costruzione della chiesa di San Valeriano e del nuovo oratorio. «Un sacerdote tanto amato – riferisce il parroco di Codroipo, monsignor Ivan Bettuzzi –, ha impostato efficacemente la pastorale giovanile e il progetto Archè. Un sacerdote dello spirito e della carità con i piedi ben piantati nelle situazioni concrete. Sempre sorridente, cordiale e umile». «Ci viene a mancare un riferimento – aggiunge don Brida – non solo per le celebrazioni eucaristiche ma anche per le confessioni. Lui era così: lavorava sodo senza far pesare niente a nessuno. Aveva un modo di fare affabile, sempre col sorriso: si è fatto benvolere in tutte le parrocchie dove ha operato. Io ho tanto imparato dal lui. Era un *uomo libero – così lo ricorda don Brida –, con la felicità di ubbidire. Convinto non di aver scelto il Signore, ma di essere stato scelto. La disponibilità a servire e l’umiltà, come per Maria, sono state le sue caratteristiche. Ha servito i fratelli con gioia: il “Magnificat” esprime il suo essere sacerdote. Un vero uomo di Dio».
Monsignore riferisce un episodio significativo: «Ci chiamarono a impartirgli l’olio degli infermi, in un momento di grave crisi delle sue condizioni, quando era all’ospedale di Latisana. Poiché poteva entrare una sola persona, ho preferito ci andasse don Simone Baldo, il nostro cappellano, appena ordinato nel recente lockdown. Don Remo lo aveva battezzato, a Codroipo, e gli aveva impartito la prima comunione. E ora era lui a chinarsi sul suo anziano parroco per l’ultimo sacramento. Hanno pregato. Anche don Remo con un filo di voce, e gli ha sorriso».
Don Bigotto lascia nel dolore, oltre a Mariangela, anche la sorella Delfina che risiede in Canada, ma lo piange un numero grande di persone che gli hanno voluto bene. Non è fissata la data del funerale, che si svolgerà nel duomo di Rivignano; il giorno precedente alle esequie la salma sarà esposta nella chiesa di Driolassa, dove ordinatamente in maniera distanziata i parrocchiani potranno salutarlo. —
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