Finita l’era dei ct Bearzot e Zoff e del Capello scudettato. Delneri l’ultimo a sedere su una panchina in massima serie
UDINE. È il primo agosto del 1998. Cesare Maldini, triestino, lascia il posto a Dino Zoff, friulano, alla guida della Nazionale. La panchina azzurra, la più prestigiosa in Italia, passa da un tecnico regionale all’altro. È un momento significativo: il Friuli Venezia-Giulia si conferma grande scuola di allenatori.
Arriviamo ai tempi attuali, in cui bisogna constatare che sono ormai passati tre anni dall’ultimo tecnico friulano al lavoro in serie A. Tanto è passato dal match dall’ultimo match di Gigi Delneri al comando dell’Udinese, allontanato dopo il ko con il Cagliari, ai Rizzi, del 19 novembre 2017.
Delneri è stato anche l’ultimo trainer friulano tra i professionisti: dopo essere stato esonerato a Brescia, a torneo cadetto appena iniziato, non è rimasto più nulla di mister regionali tra serie A, B e C.
È la fine di un’epoca. Ci si salva con i friulani d’importazione in Cadetteria: da Tesser (Pordenone) a Tedino (Entella), passando per Bertotto (Ascoli). Ma non è la stessa cosa. Perché il Friuli Venezia-Giulia, in questo senso, ha fatto la storia del calcio italiano. Basta guardare a ciò che è successo in più di cent’anni alla guida della nazionale maggiore. Il primatista di panchine è Ezio Bearzot, il “Vecio”, friulano di Aiello, condottiero in 104 partite degli azzurri, campione del mondo, in Spagna, nel 1982 e unico ad andare in tripla cifra di presenze.
Non solo. L’Italia, dal 1967 al 2000, è stata allenata principalmente da professionisti regionali: il triestino Valcareggi (1967-1974), Bearzot (1975-1986), Maldini (1996-1998, prima all’under 21) e Zoff (1998-2000). A “disturbare” l’egemonia i romagnoli Vicini e Sacchi (dal 1986 al 1996). Il Fvg, che prima vantava calciatori di altissimo livello, poteva annoverare successivamente una classe di allenatori di enorme spessore.
Vale la pena dare un’occhiata al ventennio tra il 1990 e il 2010. C’erano i top: Zoff e Fabio Capello, protagonisti e vittoriosi con Juventus, Lazio (il primo), Milan, Roma e Juventus (il secondo). Addirittura Maldini, a 70 anni, portò il Paraguay ai campionati mondiali del 2002. Al tempo fu il ct più anziano a riuscirci. C’era la classe immediatamente successiva.
Tra tutti, due i nomi da citare: Delneri ed Edy Reja, al lavoro alla guida di club come Chievo Verona, Roma, Palermo, Sampdoria, Atalanta, Napoli. Di fatto hanno fatto parte della “famiglia” medio-alta del calcio italiano. Proprio Delneri e Reja si sono riproposti tra il 2010 e il 2015 con esperienze (più o meno positive) tra Juventus e Genoa (il primo) e Lazio e Atalanta (il secondo).
Tra A e B si affacciò Loris Dominissini (con il Como) mentre nei cadetti trovarono spazio mister come Tarcisio Burgnich, Mario Colautti, Massimo Giacomini (che guidò il Milan, oltre che l’Udinese, tra i ’70 e gli ’80), Beniamino Cancian, Giuliano Zoratti e Giorgio Rumignani, quest’ultimo “uomo” di serie B e C come nelle decadi 70-80 e 80-90 Lauro Toneatto. Insomma, per anni era una costante vedere tecnici friulani nel mondo del calcio italiano.
Manca il ricambio generazionale. Non ci sono stati più calciatori “pro” che, smessi i panni da giocatore, sono stati in grado di imporsi come tecnici. Le speranze possono essere riposte, tra gli altri, su Massimo Donati e Filippo Cristante, entrambi nati nel Pordenonese, che hanno recentemente preso parte al Corso Uefa Pro di Coverciano (superato l’esame si può allenare in A e B).
Difficile stabilire che tipo di futuro possano avere, ma è importante rilevare che credono in questa carriera e che lottano non solo per dire ancora la loro nel mondo del calcio, ma anche per riportare il Friuli Venezia-Giulia al centro della discussione. —