Leonardo Nicoletta torna nelle piazze e cerca di spiegare il suo gesto: "Ho solo buttato una sigaretta, non è un periodo facile per me"
PADOVA. «Chiedo scusa a tutti, non volevo fare del male a nessuno. Forse ero un po’ nervoso. Non è un periodo facile per me». Leonardo Nicoletta cammina tra piazza delle Erbe e piazza dei Frutti. Basco, giacca in pelle, scarpe da ginnastica e, sulle spalle, tutto il peso di una vita complicata. Una vita all’addiaccio la sua. Dorme sotto i portici di via Zabarella, rifiuta l’asilo notturno, campa chiedendo l’elemosina in giro per il centro. Ha sempre convissuto in maniera pacifica con gli esercenti e, negli anni, non ci sono mai stati screzi. Ora però, testimoniano i baristi, la sua presenza si è fatta insistente e a tratti anche inopportuna. La crisi economica dovuta alla pandemia non aiuta e, quindi, eccolo qua: dopo una notte e buona parte della mattinata trascorsa in questura, il cinquantacinquenne accusato dei roghi è tornato nel suo habitat: le piazze.
Leonardo Nicoletta, perché ha appiccato gli incendi ai plateatici dei bar?
«Ma non è andata così. Ho buttato una sigaretta e ha preso fuoco un ombrellone ma non ho fatto a posta».
Immagino si riferisca al bar dei Osei. Ma, se così fosse, ha buttato sigarette anche davanti agli altri due?
«Non l’ho fatto di proposito. Non volevo fare tutta questa confusione».
Nei video delle telecamere di videosorveglianza si vede tutto ciò che ha fatto.
«Ero nervoso, lo ammetto. Ma non è una vendetta. È soltanto un periodo molto difficile».
Difficile per quale motivo?
«Ci sono tanti baristi che mi minacciano e mi prendono a male parole».
Però ci risulta che molti anche la aiutano e le danno da mangiare quando ha fame. Questo lo dicono gli stessi esercenti.
«Sì, questo è vero. Infatti non volevo fare del male a nessuno. È capitato, forse ero un po’ bevuto».
Ha pensato che poteva causare anche conseguenze gravi il suo gesto?
«Certo che ci ho pensato ma non tutti sono buoni con me. Tanti mi dicono che mi ammazzano. Io ricevo minacce di morte in continuazione».
Ora ha ricevuto anche un Daspo urbano. Non può più continuare a frequentare queste zone. Se ne rende conto?
«Lo so e infatti tra poco me ne andrò via. Penso anche di lasciare Padova».
Per andare dove?
«Ancora non lo so, ma credo che me ne andrò».
È sicuro che non farà ancora gesti simili, magari in un momento di sconforto o in uno scatto d’ira?
«Non lo farò più perché non l’ho mai fatto in vita mia e non sono portato per queste cose. È stato uno scatto d’ira, niente di più. Dispiace perché gesti come questi possono comportare delle conseguenze».
Concorda, quindi, con il fatto che il gesto che ha commesso sia estremamente grave?
«Sì, l’ho capito. Nella vita, purtroppo, si sbaglia. E io ho sbagliato, ne sono consapevole».
C’è qualcosa che vuole dire ai baristi che ha danneggiato e anche alla città di Padova?
«Sì, chiedo scusa a tutti. Non volevo scatenare questo putiferio. Spero di venire perdonato». —