REGGIO EMILIA. Dicono di essere pronti a far esplodere in aria – giovedì 19 novembre – sedi di giornali, partiti, stazioni ferroviarie quant’altro per «liberare il popolo italiano» dalla chiusura dei bar, dallo smart working o dall’uso di mascherine. Firmato le sedicenti Nuove Brigate Rosse, la cui «rivoluzione» cercherebbe un nuovo inizio dalla lotta alle regole sanitarie contro il Covid.
Una firma certamente allarmante, posta in calce a una lettera fotocopiata giunta a decine tra sindaci e istituzioni, Reggio Emilia compresa, come ha spiegato ieri il sindaco Luca Vecchi. «Siamo assolutamente tranquilli e nutriamo massima fiducia nelle indagini», ha confermato il primo cittadino reggiano, anch’egli destinatario «nei giorni della scorsa settimana in Comune a Reggio» della lettera «che recava all’interno la sigla di una nota organizzazione terroristica e un messaggio minaccioso». Una missiva marchiata dalla stella a cinque punte della Nuove Brigate Rosse, sulla cui rivendicazione non sembrano mancare timori e dubbi, ora all’attenzione dell’antiterrorismo.
Fatto sta che la lettera è giunta ai sindaci dei capoluoghi dell’Emilia-Romagna, oltre al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e a quello del Veneto, Luca Zaia. Lettere fotocopiate e tutte uguali nel contenuto, firmate dal sedicente gruppo dell’estrema sinistra, inviate a decine di Comuni e a organi politici, ora in mano alla Digos, che ha avviato indagini sul caso. «Il popolo italiano si è risvegliato e condanna la dittatura imposta da una classe politica incapace e impreparata in materia economico-finanziaria e sanitaria» è l’incipit scritto nelle fotocopie: «Abbiamo deciso, uniti come un tempo, di colpire il cuore dell’Italia. Giovedì 19 novembre 2020 posizioneremo ordigni esplosivi in sedi giornalistiche, sedi politiche, stazioni ferroviarie, banche, uffici pubblici e la rivoluzione avrà inizio».
Attacco al quale seguono una serie di richieste di allentamento o azzeramento delle norme anti-Covid, come la riapertura di bar, ristoranti, piscine, teatri «senza limiti di orario, distanziamento e uso di mascherine». C’è poi la richiesta di «vietare la pubblicazione di notizie allarmanti e false su tutti i mezzi di informazione», liberando «le forze dell’ordine dall’umiliante compito di controllare e multare i cittadini».
Il tenore della fotocopia sembra fare eco ai molti commenti che compaiono sui social, più che essere una rivendicazione politica di vecchia e tragica memoria.
«Abbiamo prontamente consegnato il tutto alle forze dell’ordine e alle autorità competenti sporgendo denuncia» scrive Vecchi nel post a riguardo pubblicato su Facebook. «Diversi sindaci in questi giorni hanno ricevuto lettere di minaccia indegne – ha scritto anche il presidente Bonaccini – Una simile lettera è stata recapitata anche a me e prontamente ho contattato le autorità competenti. Istituzioni e comunità regionale stiano unite contro chi semina odio. Mi auguro vengano individuati prima possibile i responsabili». —
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