UDINE. Con un lockdown totale, quattro imprese su dieci (38%) del terziario regionale, circa 20mila società, sarebbero a rischio chiusura. Ma anche con misure restrittive meno estreme come quelle in vigore, la stima è di 3,2 miliardi in fumo a fine 2020. Sono le allarmanti previsioni dell'indagine sul terzo trimestre curata da Format Research per Confcommercio Friuli Venezia Giulia.
«La nostra regione aveva ricominciato a correre da luglio in poi, con aumento della fiducia, dei ricavi e arrivi e presenze turistiche oltre le previsioni - osserva il presidente regionale Giovanni Da Pozzo -; era stata in sostanza una delle regioni che meglio di altre aveva saputo reagire con forza alla situazione nel corso dell'estate, con risultati superiori alla media nazionale. La seconda ondata della pandemia ha però frenato la mini-ripresa».
Le categorie più colpite, osserva il direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani, «saranno proprio quelle che maggiormente avevano investito per adeguare i locali alle norme anti-contagio». Allo stesso modo, sottolinea ancora Da Pozzo «le strutture ricettive ripiombano nell'incertezza, dopo una stagione estiva turistica superiore alle attese, ma il cui contributo al complesso dei ricavi dell'anno potrebbe essere annullato dalla previsione di una stagione invernale decisamente al di sotto rispetto agli standard.
Continuano a servire necessariamente aiuti concreti sul fronte liquidità». In questo contesto, il 57% delle imprese del terziario del Fvg dichiara di avere difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. Il dato è più elevato presso gli operatori della ristorazione (bar, ristoranti) e la ricezione turistica. Irpef, Irap, Ires e Tari sono di gran lunga le imposte che più delle altre rappresentano un peso per le imprese in un momento storico di profonda crisi economica.
Importante l'impatto sul tessuto imprenditoriale. Secondo l'indagine di Confcommercio a settembre 2020 hanno chiuso 500 imprese delle 78mila presenti in Fvg, delle quali oltre 51 del terziario, rispetto al 2019. La seconda ondata del virus però «lascia presagire un ulteriore calo di iscrizioni per l'ultima parte dell'anno, restituendo una previsione negativa pari al -22% di nuove imprese nate in Fvg 2020/2019». I mesi estivi hanno coinciso con un recupero della fiducia delle imprese del terziario del Fvg che mostrano un indicatore superiore alla media nazionale. Tuttavia, il ritorno del virus spinge di nuovo in basso il sentiment da qui a dicembre.
Al contempo, la ripresa mostrata in estate in termini di andamento dell'attività rischia di essere vanificata nell'ultima parte dell'anno, pur restando al di sopra della media Italia. Per questo «adottare misure congrue, scongiurando una chiusura generalizzata, è ciò che le imprese auspicano da qui a fine anno: il 38% (+5% rispetto a giugno) sarebbe a rischio cessazione, con ricadute irreversibili per interi comparti». La ripresa del terzo trimestre è certificata dal rimbalzo del Pil, «che tuttavia - spiega Confcommercio - non sarà sufficiente a recuperare il gap accumulato nel 2020: a fine anno ci si aspetta un calo del -9,3% in Fvg (peggio della media nazionale, ma comunque al di sopra della media delle altre regioni del Nord Est).
Misure oltremodo stringenti per il contenimento dell'espansione dei contagi rischiano di peggiorare la previsione (già pesante) del calo dei consumi a fine 2020: in Fvg - viene spiegato - si passa dal -12,2% ipotizzato in estate al ben più marcato attuale -14%, vale a dire -3,2 miliardi (peggio della media nazionale, ma tra i meno gravi rispetto alle altre regioni del Nord Italia). Sul fronte dell'occupazione l'introduzione di ammortizzatori sociali quali la Cig ha contribuito a minimizzare l'impatto della crisi, che ha fatto comunque rilevare un peggioramento nei primi nove mesi del 2020; a metà 2020 sono state già 26mila le assunzioni in meno nel terziario in Fvg rispetto allo stesso periodo del 2019. Torna a peggiorare il sentiment circa i tempi di pagamento dei clienti in vista della fine dell'anno, con evidenti ricadute sulla tenuta finanziaria delle imprese del terziario Fvg, in un quadro in cui già due imprese su tre dichiarano di trovarsi in difficoltà nell'onorare le scadenze a cui sono soggette. I ritardi nei pagamenti, insieme al nuovo calo dei consumi post-seconda ondata, accentueranno l'instabilità finanziaria, specialmente per le imprese più piccole. La crisi di liquidità delle imprese fa quindi prevedere una prossima stretta del credito da parte delle banche - è l'allarme -, che temono di incrementare i propri crediti deteriorati per il timore che le imprese non riescano a onorare i prestiti.