FERRARA. Rieccoli di nuovo, i rider di piazza, che con la chiusura serale di bar e ristoranti tornano a moltiplicare le loro consegne di pizze, piatti pronti e street food a Ferrara centro e nell’immediata periferia. Rispetto al boom di primavera, quando la città era apparsa accorgersi per la prima volta di questi lavoratori diventati quasi indispensabili per rompere l’isolamento delle famiglie in lockdown ma anche salvare almeno in parte i bilanci della ristorazione, sono cambiate alcune cose. Si vede più organizzazione tra i rider, che sono a partita Iva e lavorano anche per più di una piattaforma (portavivande Deliveroo e casacca Just Eat, ma anche viceversa), e anche una certa specializzazione: il pranzo viene servito per lo più da giovani pachistani, per la cena si muovono anche parecchi studenti e ragazzi italiani. Ma il proselitismo delle piattaforme ha moltiplicato l’offerta, riducendo il guadagno dei singoli, e la “concorrenza” dell’asporto si fa sentire: «Ai ferraresi piace venire a prendersi i piatti da soli, alla sera fino alle 22», magari per farsi l’ultimo giro in centro, finché si può.
IL PRIMO KHAN
A parlare è Amir Khan, 28 anni, pachistano di stanza a Ferrara da meno di due anni. «Quando sono arrivato qui ero l’unico rider del mio paese, gli altri erano tutti ferraresi - racconta lui all’ombra della Torre della Vittoria, dove si riposa tra una chiamata e l’altra - Adesso siamo parecchi, in tanti vengono come me da Milano dove il lavoro c’è ma trovare casa è difficilissimo. Anche qui non è così facile ma da qualche tempo sono riuscito a sistemarmi con un amico».
È un po’ il prototipo del rider della seconda ondata: bici elettrica («la batteria mi basta per tre ore, poi torno a casa e la ricarico prima di ricominciare»); un solo cellulare ma due piattaforme per le quali lavorare contemporaneamente, appunto Just Eat e Deliveroo. Due turni di lavoro, 12-15 e 18-23, e paradossalmente meno introiti oggi che qualche tempo fa: «Ci sono stati mesi che prendevo anche 2.500 euro lordi, sono partita Iva; adesso le cose vanno un po’ meno bene perché le piattaforme hanno preso più rider e quindi bisogna dividere il lavoro». Amir spiega che i clienti non creano problemi, «ci tengono lontani per paura del contagio, questo sì, “metta la roba fuori dalla porta”», ma non pensa di andare avanti a lungo a fare il rider: «Voglio mettere da parte qualcosa per poter aprire un’attività mia, magari un negozio. Sì, qui a Ferrara».
GLI ALTRI
I suoi colleghi si chiamano Adnan Khan, che di anni ne ha 37 ed è arrivato da Bologna («il lavoro è in calo» conferma), e Ali Rashid, che teme cambiamenti penalizzanti nel contratto di lavoro. Gli studenti? Anche loro stanno tornando, pur limitandosi alla fascia serale. Di posti in bar e ristoranti, del resto, non ce ne sono più. —
s.c.
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