MONTECATINI. C’è la foto in costume, abbronzata e sorridente. E poi c’è l’autoscatto dal lettino del week surgery dell’Ospedale San Jacopo di Pistoia. Lei è Sabina Fattorini, una bella mamma bionda che di lavoro fa l’assicuratrice a Montecatini, ma soprattutto - come ama ripetere - è felicemente sposata e mamma di un ragazzino stupendo. Una graziosa famiglia felice che il 25 ottobre viene colpita da un meteorite. Ed è proprio Sabina a raccontare, anzi a scrivere, perché a fare due chiacchiere al telefono ancora non ce la fa.
«Ecco il mio Covid originale che inizia il 25 ottobre – racconta Sabina – dopo pranzo mi è salita la febbre molto alta e io per precauzione immediatamente mi sono isolata dal resto della famiglia, e su consiglio del medico ho cominciato la cura della tachipirina da 1.000». E da quel momento, per la donna, comincia un vero e proprio calvario: per 4 giorni febbre altissima, dolori lancinanti al basso ventre e alle gambe, la testa che prende fuoco e la febbre che cala al massimo per due ore, lasciandola bagnata “come un pulcino” per poi risalire con picchi fino a 40.
Il medico curante capisce che non si può aspettare ancora e decide per il ricovero urgente. «Il 30 ottobre arrivo in ospedale – continua Sabina – vengo messa prima su una sedia in una stanza con altre tre persone e poi iniziano gli esami di routine. Alle 16 mi mettono su una barella, dietro una tenda, ho la febbre altissima e dolori assurdi all’addome. Sono isolata, in quella zona non c’è segnale e non riesco a comunicare con la mia famiglia, che dalle 9 del mattino attende mie notizie. Sono disperata, mi vengono attacchi di pianto, il senso di abbandono è devastante. Solo dopo ore mi portano un telefono e riesco a chiamare casa, ho paura e sono in uno stato di frustrazione».
Per la donna continuano i prelievi, tamponi, esami. «Mi bucano da tutte le parti – ricorda Sabina – e mi mettono le flebo. La notte sto da cane, la febbre arriva a 40 e ho tanto freddo. Arriva la dottoressa che mi dà altre medicine e dopo pochi minuti sono di nuovo tutta zuppa di sudore. Vado avanti così per quattro giorni: febbre, febbre sempre più alta. Nel frattempo la tac ha evidenziato la polmonite e per me inizia la cura dell’ossigeno, che da solo non basta: nel sangue i valori sono sotto la media, così mi mettono il casco» . I medici valutano di trasferirla in terapia intensiva, per fortuna grazie al casco i valori si stabilizzano.
«Oggi sono ancora in ospedale – continua Sabina – e grazie all’ossigeno riesco a respirare meglio. Non so per quanto tempo ne avrò, ma quando torno a casa voglio stare bene ma non voglio dimenticare. Voglio ringraziare tutta la mia famiglia, il babbo e la mamma che mi sono stati vicini con messaggini e dediche. Il mio ometto Tommy che fa il tifo per me e Lorenzo mio marito, il mio amore e la mia forza» . Sabina ha quasi 50 anni, è una bella mamma dal fisico sportivo e amante del cibo sano. «Ho rispettato le regole il più possibile. Prima che mi colpisse personalmente pensavo che il Covid fosse un’influenza che colpiva chi aveva altre patologie. Mai avrei creduto di finire in questo tunnel. Non so nemmeno dove posso averlo contratto. Pochi giorni prima del ricovero feci il test ed era negativo. Voglio ringraziare anche il personale medico che ci sta assistendo».
E dal suo letto d’ospedale Sabina rivolge un appello: «Tutte quelle persone che sono ancora scettiche devono sapere che è vero che può essere curato con la tachipirina, magari a casa. Ma il mio Covid, come quello di tanti altri, non è da “Vip”. Non sono finita in terapia intensiva perché non c’era posto. Finora sono stata fortunata e il dottore è sicuro che, se continuo così, potrò tornare a casa da mio figlio, da mio marito e dai miei cari. Per questo esclamo: rispettate le regole e cercate di non prenderlo il Covid! Perché, credete, si sta veramente male».
