FIRENZE. È ufficiale. Scatta la caccia al posto letto anche nelle strutture sanitarie private. Sì anche nelle cliniche, convenzionate o no con il servizio sanitario nazionale. Il compito è affidato alle Asl, con un’ordinanza firmata ieri (mercoledì 11) dal presidente della Regione, Eugenio Giani. Anche se l’ipotesi di ricorrere alle strutture private (pure quelle non convenzionate con le aziende sanitarie) era già nell’aria da qualche tempo. Ora, però, non si può più rimandare. Secondo la Toscana, infatti, con l’attuale andamento della pandemia da Covid-19 potrebbe esaurire i posti letto “pubblici” nel giro di un mese. Forse anche prima.
Giani lo scrive con chiarezza nella propria ordinanza: «In base alle stime del 17 ottobre, fornite da Ars (Agenzia regionale Sanitaria) sull’andamento dei ricoveri che evidenziano un incremento esponenziale, si prevede una conseguente saturazione dei posti letto disponibili entro un orizzonte di un mese». La situazione di criticità legata ai posti letto - evidenzia l’ordinanza di Giani - è già particolarmente forte nell’area vasta della Toscana centro (tra Firenze, Prato, Empoli e Pistoia) come «già relazionato dal direttore generale dell’Asl». E come si è visto nei giorni scorsi con la chiusura (temporanea) del pronto soccorso di Pistoia e il trasferimento dei pazienti dal pronto soccorso di Empoli a Careggi. Addirittura nei prossimi giorni in tutti gli ospedali della Toscana centro (eccetto Careggi) verranno sospese le attività programmate.
Mentre Pescia già si è trasformato in ospedale per il ricovero di pazienti Covid. «Lo scenario pandemico attuale - riprende l’ordinanza di Giani - richiede la definizione e l’attuazione di un piano di intervento che possa consentire di gestire l’incremento di ricoveri di pazienti acuti mediante il potenziamento delle risposte esistenti e tale aumento della capacità si dovrà sviluppare anche attraverso il potenziamento della risposta nell’ambito delle strutture esistenti pubbliche e private».
Da qui la sollecitazione alle Asl di individuare e chiedere la messa a disposizione di «strutture accreditate e non, personale sanitario, locali, apparecchiature». Le strutture che verranno utilizzate avranno diritto a un «equo indennizzo» per aver interrotto la propria attività.