Il simbolo disabile, accettato dalla comunità internazionale, è composto da un omino su carrozzina bianco su fondo blu, e viene utilizzato per numerose segnaletiche: dal pass per le persone disabili ai parcheggi riservati e via discorrendo.
La sua storia, però, è ricca di avvenimenti che hanno provato a ridisegnare il concetto stesso incarnato dai simboli disabili. Oggi proveremo a capire quali sono stati i tentativi e quali le proposte di rendere una grafica storica più vicina alla modernità.
È il 1968 quando la designer danese Susanne Koefoed realizzò una carrozzina stilizzata per rappresentare le persone con disabilità. Il disegno fu integrato da alcune modifiche dell’allora membro della commissione del Rehabilitation International per gli ausili tecnici, Karl Montan, che aggiunse un cerchio a simboleggiare la testa di un essere umano.
Ciò che abbiamo oggi, quindi, è il simbolo internazionale di accesso, noto anche con il nome di ISA, Internationa Symbol of Access, e simbolo internazionale di accessibilità. La grafica è abbastanza semplice e statica, e con la presenza della carrozzina che richiama appunto al concetto di disabilità.
Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, tale realizzazione ha raccolto alcune critiche concettuali, in quanto ad esempio non rappresenterebbe tutte le forme di disabilità esistenti. Per questo motivo, sono state avanzate proposte alternative.
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Nel 2010 un professore di filosofia del Gordon College (Massachusetts), Brian Glenney, insieme ai suoi studenti e all’artista Sara Hendren, ideò una campagna di guerriglia marketing attraverso la street art. Praticamente, sopra a ogni omino bianco statico incontrato, per esempio, sulle segnaletiche dei parcheggi riservati, veniva apposta una figura più dinamica e in movimento.
La grafica presenta sempre un fondo blu, ma l’omino in bianco viene rappresentato come fosse in perpetuo movimento: il torso e la testa sono inclinati in avanti; le braccia e le gambe sono piegate in una sorta di sforzo fisico; la ruota sembra essere in moto.
Lo scopo ultimo è indicare una persona autonoma e indipendente. Il progetto – e così il simbolo – si chiama Acessible Icon Project, ed è usufruibile da tutti gratuitamente in quanto è di pubblico dominio.
Dal 2013 diverse città del mondo hanno cominciato a utilizzare questo simbolo per raffigurare la disabilità. Ad esempio, al Museum of Modern Art di New York esiste un parcheggio recante la nuova grafica, poi adottato anche da tutta la città per le aree e i servizi dedicati alle persone con disabilità.
Questo simbolo è diventato anche usabile sui dispositivi digitali di ultima generazione, come smartphone e tablet. Infatti, la dinamicità della grafica è piaciuta così tanto da diventare un emoji ♿ (codice U+267F).
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Nel 2015 le Nazioni Uniti commissionarono al Dipartimento di informazione pubblica interno la commissione di una nuova immagine per rappresentare la disabilità. Nacque così un particolare omino privo della carrozzina, che dovrebbe rappresentare tutte le disabilità esistenti. Purtroppo, però, fu criticata sotto molti punti di vista.
Innanzitutto, la disabilità non sembra essere immediatamente il valore percepito. Anzi, la figura ricorda chiaramente l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, considerato l’emblema dell’essere umano perfetto – concetto leggermente in controtendenza con l’integrazione della diversità umana nelle società moderne.
Un’altra contestazione contro il nuovo simbolo è nel processo di realizzazione. Secondo alcuni, infatti, il disegno risulterebbe troppo infantile, in quanto ricorda gli omini creati dai bambini nei propri disegni. Ma per l’ONU, questa grafica rappresenta l’accessibilità per le persone con disabilità, ed è un simbolo di speranza, neutrale e imparziale.
Il 6 dicembre 2016 a Bruxelles, in occasione della quarta edizione dell’European Parliament of Persons with Disabilities, Giulio Nardone, Presidente Nazionale dell’ADV, Associazione Disabili Visivi Onlus, e membro del Consiglio Direttivo della FISH, ha presentato un pittogramma tutto italiano, noto come il Meeting Point, già utilizzato da Rete Ferroviaria Italiana.
Praticamente, la grafica è composta dall’unione di 4 diversi simboli, ognuno dei quali rappresenta un certo tipo di disabilità (motoria, fisica, uditiva e visiva). Il fondo del simbolo non è il classico blu, ma una soluzione gradiente e più colorata.
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