Sabato 19 settembre: sarà questo il momento che decine di ertani attendono da quasi 60 anni. È stata infatti fissata per quella mattina l’inaugurazione della nuova chiesetta di San Martino, alle porte della Val Vajont.
Fu proprio in occasione del disastro del 9 ottobre 1963 che il tempietto venne spazzato via dalla furia dell’acqua. Da allora si discute della sua ricostruzione.
Ci sono voluti decenni prima di riunire progetti e fondi, mettendo d’accordo la curia di Pordenone – Concordia e i vari enti interessati al fascicolo: il sito su cui sorgeva l’immobile non è più considerato sicuro da un punto di vista idrogeologico e si è quindi reso necessario rivedere gli elaborati tecnici.
Alla fine ha preso forma un memoriale in acciaio e vetro che ricorda le linee geometriche dell’antichissima chiesetta dalla frazione.
L’importanza storica del momento è tale che il vescovo della diocesi, monsignor Giuseppe Pellegrini, ha annunciato la propria presenza alla cerimonia.
Sarà il presule ad affiancare il parroco, don Eugenio Biscontin, nella funzione di dedicazione, cioè la messa che consacrerà l’edificio.
Qualche settimana fa Pellegrini ha benedetto la campana, già installata sulla copertura. Da parte sua il sindaco Fernando Carrara ha ringraziato le persone che a vario titolo hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa e non hanno mai smesso di credere all’idea. Tra loro non può mancare don Matteo Pasut, il prete che nel dopo Vajont si occupò di vari incartamenti burocratici legati alla ricostruzione.
Il progetto porta la firma dell’architetto Carla Sacchi e prevede la creazione di un piccolo museo all’esterno dei muri perimetrali, con l’esposizione di reperti della tragedia. Alcuni di questi sono stati recuperati fortuitamente poche settimane fa nel dirupo sottostante.
Il municipio ha invece voluto farsi carico dell’area antistante l’immobile sacro, creando un percorso pedonale in porfido che garantisca piena sicurezza ai pedoni che dall’ex statale 251 si recheranno in questo angolo della borgata ertana. —