Sono il vicepresidente della giunta regionale Forcolin e i consiglieri Barbisan e Montagnoli, tutti leghisti. Barbisan l’ha ottenuto e versato al fondo Covid. La moglie inguaia Montagnoli e Forcolin ammette: chiesto, non è arrivato
VENEZIA. Il bonus Inps travolge la giunta Zaia e la maggioranza in Regione, a 40 giorni dal voto, nel giorno in cui al K3 di Fontane, alle porte di Treviso, il governatore con il commissario regionale Lorenzo Fontana e il presidente Massimo Bitonci vara le tre liste per le Regionali, la corazzata una e trina del più vasto centrodestra.
Tre big leghisti finiscono nel ciclone. Nientemeno che il numero due di Zaia, il vicegovernatore Gianluca Forcolin di Musile di Piave; il consigliere veronese uscente, già deputato, Alessandro Montagnoli; il consigliere trevigiano Riccardo Barbisan, pure capogruppo del Carroccio a Treviso.
Tre domande, tre copioni diversi. Ma altrettante “bufere” politiche per Zaia e la Lega che temevano di dover fronteggiare il caso di un parlamentare veneto e invece si sono ritrovati con tre boomerang assolutamente inattesi. Come finirà? Fra un paio di giorni il verdetto finale: saranno Zaia e Salvini a decidere se inserire o meno in lista i tre big del Carroccio.
Forcolin, commercialista e tributarista, ha fatto domanda con i contitolari dello studio di San Donà, senza percepire il bonus: istanza bocciata dall’ Inps.
Montagnoli non ha avanzato domanda, ma l’ha fatto la moglie. Ottenendolo.
Barbisan giura di aver ricevuto il bonus “a sua insaputa”, il 5 maggio, su iniziativa di default del suo commercialista, e di aver devoluto il giorno dopo la somma di 600 euro al fondo solidale del comune di Treviso per la famiglie in difficoltà. Esibendo i bonifici in entrata e in uscita dal suo conto.
Ora devono sperare in una grazia, ahiloro, improbabile allo stato. Zaia, furente, è fautore della linea dura. E il partito era in subbuglio già quando era esploso il caso in Parlamento.
Tensione alle stelle al K3. La si tagliava con il coltello. E all’ingresso un draconiano filtro imponeva di spegnere i telefonini: «Voglio proprio vederli in faccia», aveva tuonato in rete Roberto Marcato, “ariete”: forse non pensava di avere casi così vicini, a chilometri zero. O quasi. Ecco le difese dei tre, tutti a colloquio ieri con Zaia e i vertici della (ex) Liga oggi salvinizzata.
Il vicegovernatore Forcolin, che ha la delega al Bilancio, si puntella al fatto di non avere percepito il bonus. Basterà? È associato del noto studio “Forcolin-Loverre-Cadamuro” di San Donà, in corso Trentin. «Lo studio ha presentato domanda in piena emergenza Covid», aggiunge, «Eravamo a mezzo servizio e con 7 dipendenti in cassa integrazione. È stata fatta la domanda, ma non è arrivato alcun bonus: nessuno lo ha ricevuto nello studio».
Barbisan, 35 anni di cui 21 da leghista (tessera presa a 14 anni), è avvocato e consulente aziendale. «Il 5 maggio vedo un bonifico sul conto, mi dicono che arriva dall’Inps, contatto il commercialista e scopro che aveva inoltrato di default la domanda per tutte le sue partite Iva». Il commercialista conferma di aver mandato avanti la pratica. «A quel punto non ho avuto dubbi», riprende Barbisan, «il giorno dopo, 6 maggio, ho devoluto l’importo al conto del Comune di Treviso per la famiglie in difficoltà. Non ho trattenuto un euro, se questo è essere un “mostro” non ci sto, credo di aver fatto la cosa giusta, come Robin Hood, dando i soldi a chi ne aveva bisogno».
Lapidario Montagnoli, quando esce dal K3: «Mai avanzato alcuna domanda di bonus, non c’è alcun caso. E invoco la privacy, c’è di mezzo un mio congiunto». Emergerà ben presto come sia stata la moglie ad avanzare la richiesta.
(ha collaborato Giovanni Cagnassi)