JESOLO. Una storia d’amore che dura quasi 40 anni e che una grave malattia ha messo a dura prova. Ieri mattina nell’ospedale di Padova l’équipe del professor Rigotti ha ridato speranza e sorriso al signor Massimo Nardin di Jesolo, operato con successo grazie a un trapianto di rene donato dalla moglie Gianna Gregolin, operatrice sanitaria all’ospedale del lido, tra l’altro reduce dai due mesi di lavoro al Covid Hospital di Jesolo dove ha contribuito a salvare tante vite.
Ieri mattina Massimo si è svegliato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Padova e subito alle figlie Lorenza e Samantha ha detto: «Sto bene, mi sento ringiovanito di 10 anni, ringrazio tutti dal professor Rigotti agli infermieri e operatori e anche la dialisi di San Donà. Naturalmente devo la vita a mia moglie e alle mie figlie che mi sono sempre state vicino assieme a mia cognata Stefania in questa dura prova».
La moglie Gianna è anche lei ricoverata, nella stessa stanza, un po’ frastornata e indebolita, ma anche lei sta bene e ha potuto guardare negli occhi il marito scoprendo che era andato tutto bene dopo ore in sala operatoria, sospesi nel limbo dell’anestesia, in un mondo parallelo di sogni e visioni che si è interrotto aprendo gli occhi in un letto di ospedale.
Massimo, 57 anni, impiegato presso l’ufficio provinciale, ora sta bene e pensa al suo futuro e a quello della sua bella e grande famiglia con rinnovata fiducia nel futuro. All’età di 16 anni gli fu diagnosticata una glomerulo nefrite che stava consumando entrambi i reni. Nel 1985 si sposò con Gianna e subito fu sottoposto a dialisi. La mamma Teresina gli donò un primo rene circa un anno dopo. Da allora la sua vita è continuata diventando quasi normale, sempre tra esami e controlli.
Per problemi di salute Massimo Nardin venne però ricoverato due anni fa nell’ospedale di San Donà e a causa di esami particolari cui fu sottoposto il rene donato dalla mamma si consumò nuovamente. Era durato già molti anni. Solitamente un rene dura al massimo 15 o 20 anni, considerando poi che la mamma di Massimo ha ora quasi 90 anni.
Un anno e mezzo fa l’allora 55enne iniziò ancora la dialisi seguito dalla dottoressa Bonesso del reparto dialisi dell’ospedale di San Donà. La moglie Gianna, informandosi continuamente, ha scoperto che esisteva la possibilità di donare un organo tra coniugi. In alternativa esisteva il “cross over”, scambio di organi tra coppie, ovvero anche tra persone diverse dal nucleo familiare. Nel frattempo marito e moglie sono stati seguiti anche dalla dottoressa Silvestri dell’ospedale di Padova con la quale si sono più volte consultati.
«Ci ha colpito tantissimo», dicono le figlie Lorenza e Samantha dopo l’intervento chirurgico a Padova, «questo gesto d’amore immenso dei nostri genitori. Ci sono tanti modi per aiutare un familiare che si ama e questo è davvero unico. In questi casi, le liste di attesa per il trapianto sono sempre molto lunghe, durano anche anni. I nostri genitori , da sempre uniti e quasi una persona sola, hanno subito deciso di procedere con l’operazione che è andata bene e questo ci riempie di gioia».
