Imprevisto in municipio per una coppia: «Siamo arrabbiati». Zamboni chiede scusa: «Un disguido, mi prendo la responsabilità»
FERRARA. Il giorno più bello per qualsiasi coppia, quello che corona il sogno d’amore di una vita, per Stefano e Lucia ha rischiato di saltare. Ma non per via dell’emergenza sanitaria, che di matrimoni ne sta facendo rinviare parecchi. Semplicemente, all’appuntamento non si è presentato chi le nozze le doveva celebrare: il sindaco. «È successo quel che non doveva succedere, sono arrabbiatissimo», racconta dopo il “fattaccio” Stefano Ongaro. Da poche ore è ufficialmente sposato con Lucia Porri. Ce l’hanno fatta comunque: a unirli civilmente è stato un consigliere comunale, Paolo Manzoli. «Lo ringrazio molto, in pratica passava di lì per caso: era vestito in pantaloncini corti», racconta il neo marito e a quel punto il nervosismo si stempera in un sorriso divertito. Per una storia che sarà impossibile dimenticare.
LA CERIMONIA
Municipio di Berra, ieri mattina. È il gran giorno per la coppia che abita a Guarda Ferrarese. Arrivano gli sposi, emozionatissimi. Abiti da cerimonia, più mascherine e guanti: è il matrimonio ai tempi del coronavirus. Con loro solo i testimoni, niente altri parenti. «E pensare – ricorda Stefano – che era stato proprio il sindaco a raccomandarsi del fatto che non dovessero esserci altre persone, viste le disposizioni previste a tutela della salute». Peccato che a non “assembrarsi” alla fine sia stato proprio lui: Andrea Zamboni, il primo cittadino di Riva del Po. Qualche minuto di attesa e poi la sua assenza è diventata certezza. «Abbiamo aspettato un po’ – spiega Ongaro, originario del Rodigino, a Ro guida il Centro di formazione musicale Proscenio – e siamo rimasti stupiti perché non arrivava nessuno. A dire il vero io un po’ me lo sentivo. Quando mi hanno detto che Zamboni non sarebbe venuto, sono esploso dalle risate».
L'APPUNTAMENTO
E dire che credevano di essere stati chiari, i promessi sposi, un paio di settimane fa quando erano andati in Comune per le pubblicazioni. «Un’impiegata ci ha fatto salire nella stanza del sindaco – ricorda Stefano –. Zamboni era davanti al computer, ci ha detto che era in videoconferenza. Io gli ho detto del matrimonio del 26 maggio. Lui ci ha liquidato con un “a posto, va bene così”». Invece no, e per fortuna che si è rimediato con il consigliere comunale “di rincalzo”. «Ma dico io – riprende il neo sposo –, è possibile comportarsi in quel modo? Non credo che un sindaco di un piccolo Comune possa avere un’agenda fitta di appuntamenti? Era appena il secondo matrimonio da quando lui è in carica. E non è la prima volta che si dimostra assente».
IL SINDACO
Zamboni prova a chiarire. «In seguito ho telefonato a Ongaro – spiega il primo cittadino di Riva del Po – e mi sono scusato, sicuramente capisco la loro arrabbiatura, è comprensibile. Non c’è stata cattiva volontà, tengo a sottolinearlo. Tutto è dovuto a un disguido degli uffici: l’appuntamento era stato segnato nell’agenda del Comune ma non nella mia personale. E io avevo in concomitanza un altro incontro, in questo periodo siamo molto impegnati per il coronavirus. Mi assumo comunque tutte le responsabilità di quel che è successo». —